Tessile, allarme
per il lavoro
«Primi tagli tra i converter»

Numerosi casi di micro imprese costrette a ridurre il personale a causa della crisi. Tutte realtà sotto i 15 dipendenti, le aziende più strutturate tengono grazie agli ammortizzatori

La proroga fino al 31 dicembre della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per le aziende tessili sembrava avesse scongiurato il timore dei licenziamenti nel settore attesi per fine ottobre. Sono nove le settimane in più di cassa integrazione Covid destinate al settore tessile-moda dal Decreto Fiscale pubblicato un mese fa.

Altre 13 settimane sono disponibili per le aziende che hanno esaurito la loro disponibilità a ottobre. Un provvedimento che ha riguardato tutti i lavoratori del terziario, artigianato, piccole imprese e appunto solo tre comparti industriali: tessile, abbigliamento e pelletteria.

Obiettivo del ministro del Lavoro Andrea Orlando era: «gestire l’uscita graduale dal blocco dei licenziamenti».

La misura del governo

La misura pare abbia funzionato per le aziende più strutturate, ma nelle pieghe del sistema moda comasco «ci sono aziende che hanno rinunciato all’accesso alla proroga degli ammortizzatori sociali e si sono determinate a cessare il rapporto di lavoro con alcuni dei loro dipendenti a fine ottobre» spiega Milena Padovani dal suo osservatorio della Filcams Cgil di Como.

Si tratta di aziende tessili sotto i 15 dipendenti il cui rapporto di lavoro è regolato dal contratto del commercio e terziario. «Le aziende hanno rigettato anche il confronto sindacale per trovare soluzioni condivise che potessero salvaguardare i rapporti di lavoro e hanno proceduto con i licenziamenti intimati ai dipendenti».

Le realtà di micro imprese sono diverse, ad oggi. Soprattutto converter. Si tratta dei casi intercettati dal sindacato, ma potrebbe essere un segnale per una fascia di aziende particolarmente esposte alla crisi.

Eppure di tratta di personale anche di altissima competenza. In alcune di queste realtà produttive si realizzano disegni che guidano intere collezioni. Idee e creatività che nascono dalla maestria di alcune esperte disegnatrici e che vengono poi trasformate nei tessuti dei grandi brand della moda.

Scelte di aziende in difficoltà che sfuggono ai rilievi di insieme.

Secondo l’Analisi congiunturale III trimestre 2021 di Unioncamere Lombardia e Camera di Commercio di Como-Lecco la variazione nel terzo trimestre 2021 rispetto al 3° trimestre del 2019 dell’occupazione nelle imprese del macro insieme “servizi” a Como è + 14,9.

Le aspettative

Ma le aspettative nel comparto non sono altrettanto positive e questo può essere un indicatore di differenze significative all’interno di un contenitore molto vario: aspettative negative sono sia riguardo l’occupazione, il cui saldo passa da +13,8% a -1%, sia per il volume d’affari che dal +5,3% scende al -2,1%.

Nonostante queste ombre, le richieste per nuove ore di cassa integrazione non sono arrivate.

Secondo i dati della Camera di Commercio di Como-Lecco sull’andamento economico dei primi nove mesi 2021 le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps sono in calo. Nei primi nove mesi del 2021, a Como, le ore di cassa integrazione ordinaria sono state 17.501.000 e diminuiscono del 25,1% rispetto allo stesso periodo del 2020. Quelle straordinarie sono 695.000 e scendono del 16,4% e la cassa in deroga, con 6.037.000 ore, cala del 43,2%. Complessivamente, le ore richieste quest’anno fino a settembre sono state 24.234.000, per una riduzione sul 2020 del 30,4%. Da quasi 35 milioni di ore a circa 24 milioni. M. Gis.

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