Al sociale e’ tutta
un’altra musica

Ci sono città in Europa che sulla musica hanno costruito le proprie fortune. Alcuni sono luoghi segnati da un destino ineluttabile (vedasi Bayreuth, città natale di Wagner, in cui ogni anno si organizza un Festival davvero per adepti, wagneriani “malati” disposti a vendersi mammà per il biglietto di un’opera); altre, invece, sono città che rappresentano ottimi esempi da imitare, esempi di comunità che, dal nulla, hanno saputo ritagliarsi uno spazio sulla ribalta della “grande” musica, un universo che significa turismo e indotto.

Lucerna, per esempio, è sede di un Festival che ogni anno attira da tutto il mondo migliaia di spettatori, forte di una programmazione di primissimo livello, di una copertura entusiasta di un pool foltissimo di sponsor, di una copertura radiotelevisiva totale e della partecipazione di alcuni interpreti che sul popolo della cosiddetta musica classica suscitano lo stesso entusiasmo dei Take That negli anni Novanta.

Sui nomi di Pollini e di Abbado, e grazie alla realizzazione di un teatro modernissimo, la città svizzera ha costruito un business molto fiorente, pari forse – e soltanto – a quello di un altro celebre festival che ogni anno, in due “puntate”, tra giugno e agosto, si celebra a Salisburgo. Pensato e voluto all’inizio del secolo scorso da un gruppo di intellettuali che intravide le potenzialità turistiche della città natale di Mozart, oggi il “Salzburgerfestspiele” consente di ascoltare e ammirare interpreti del calibro di Barenboim, Netrebko, Bartoli, Rattle, Gatti, Dudamel e via citando, accompagnati da ensemble come i Berliner e i Wiener.

Di festival simili, fioriti nel cuore di città molto meno fortunate della nostra, in Europa se ne contano a decine.

A Lucerna un teatro come il Sociale se lo sognano e, a ben guardare, anche a Salisburgo, che è sì la città natale di Mozart, ma nella quale esistono spazi per la musica architettonicamente meravigliosi (il Festspielhaus fu costruito apposta per la rassegna estiva) e però più moderni e forse meno carichi di storia del nostro bel Teatro. Ecco perché, una volta di più, meritano un plauso e una riflessione le iniziative di chi gestisce il palcoscenico di piazza Verdi, gli stessi cui si deve la scorpacciata di musica che giusto ieri (ma si replica anche oggi) ha raccolto tanti consensi in centro città nell’ambito degli European opera days 2014.

Il solco è tracciato, e non da ieri, dimostrando a tutti che – non bastassero sentimenti e passioni, che già di per sé sono un bel movente – la musica resta un business gigantesco, per la crescita culturale e soprattutto economica di una comunità.

Barbara Minghetti e il suo staff tutto “girl power”, così come del resto i palchettisti e gli sponsor che li sostengono, meritano non solo la nostra gratitudine ma il sostegno, concreto di tutti. Servono applausi e biglietti, e serve anche vil denaro. Alla fine – Lucerna docet – tutto ci tornerà in tasca.

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