Camminare sui passi
della storia e di Volta

Camminando magari non si fa la storia, ma di certo risulta più facile impararla. «C’è storia quasi in ogni passo che facciamo. In realtà, può essere persino più interessante considerare la storia dietro le passeggiate nei nostri luoghi: meditare sul proprio itinerario quotidiano, e su come questo possa essere cambiato nel tempo. Trovo infinitamente affascinante muovermi a piedi da casa mia».

Lo dice, in un’intervista che uscirà domenica 14 maggio su “L’Ordine”, Sarah Baxter, scrittrice inglese di cui è stato da poco pubblicato in italiano da Rizzoli “La storia del mondo in 500 camminate”, un successo planetario, perché spaziando su strade e sentieri che vanno dal Machu Picchu a Schengen, dimostra come viaggiare nel tempo sia possibile. Ma è lei la prima, confida sempre nell’intervista, ad essere riuscita a percorrere fisicamente non più di un decimo dei cammini che ha raccontato, per limiti economici e di tempo.

Invece le passeggiate quotidiane sono alla portata di tutti (quelli che hanno la fortuna di poter camminare o di avere a disposizione luoghi accessibili): basta uscire di casa connettendo i piedi con il cervello e accendere la lampadina della curiosità, consapevoli che stiamo sempre e dovunque percorrendo un pezzetto della storia del mondo. Ed è quello che cercheremo di fare anche domenica nella passeggiata “Ai bordi della città come in un film” nell’ambito del Festival della Luce e delle nostre Primavere, in collaborazione con Fondazione Volta e in compagnia dello scrittore/architetto/camminatore, nonché firma dello stesso “Ordine”, Gianni Biondillo.

Se il tema delle Primavere sono le periferie, può sembrare fuori luogo partire da Villa Olmo. Ma non se la si considera in prospettiva storica: il Borgo Vico fu la prima periferia della Como romana, dove però i nostri progenitori non costruirono i casermoni degli anni Settanta del Novecento, bensì ville di delizia. In particolare, sotto l’Olmo, il “suburbanus” di Caninio Rufo, poeta amico di Plinio il Giovane.

Non potremo passare sul ponte del Chilometro della Conoscenza, a causa dei lavori in corso, ma anche questa forzata rinuncia apre riflessioni di natura storico/urbanistica: è bello camminare nel parco in riva al lago, se si pensa che, fino al 1925, quando Villa Olmo fu acquistata dal Comune, lì passava la strada. Fu proprio l’attesa delle Celebrazioni Voltiane del 1927, e la voglia della città di ripetere l’exploit internazionale compiuto con quelle del 1899, a spingere gli amministratori a spostare la carrozzabile sul retro della villa, tagliando in due il parco e creando subito un ponte pedonale a scavalco della via per Cernobbio che, con scarsa lungimiranza, venne tuttavia smontato alla fine delle Voltiadi. E si sono dovuti aspettare 85 anni, e investire altro denaro, per ripristinarlo.

Non si farà la storia camminando (e non è del tutto vero, peraltro: basti pensare alla marcia del sale di Gandhi o a quella su Washington di Martin Luther King, senza dimenticare, con esiti opposti, quella fascista su Roma), ma quando si traccia una strada sì, perché si creano nuove connessioni, si incide sui luoghi e sulla vita quotidiana delle persone che li vivono: quindi, bisogna pensarci bene e poi osare.

Proprio come hanno fatto i generosi privati - Associazione Villa del Grumello e Fondazione Ratti - che con l’appoggio del Comune di Como hanno messo in rete i parchi di tre ville nel Chilometro della Conoscenza, cerniera ricca di verde e di magia tra la città e Tavernola. Era destino che al centro di questo percorso illuminato trovasse la propria sede la fondazione intitolata all’inventore della pila, in quel Grumello dove Volta fu spesso ospite dell’amico Giovan Battista Giovio.

Senza il celebre fisico, vale la pena di meditare, non esisterebbe nulla del percorso che calcheremo per raggiungere il Giardino della Valle di Cenobbio, oasi nata da una discarica, grazie alla ferrea volontà di una cittadina, Pupa Frati, al confine con il parco di Villa d’Este. A proposito dell’attuale hotel 5 stelle lusso: quando nel 1815 Carolina Amalia di Brunswick, principessa del Galles, lo acquistò, con un rogito firmato proprio da Volta in veste di procuratore, ebbe anche la brillante idea di tirare fino a lì, a sue spese, la strada che prima si fermava al Grumello.

Dovettero passare altri 111 anni perché, di nuovo con lo zampino di Volta, ovvero per prepararsi ad accogliere le celebrazioni in suo onore, si sistemasse l’intero sistema viabilistico, da Villa Olmo fino a Villa d’Este: fu posato il porfido di cui rimane traccia solo nella strettoia di Cernobbio e si intervenne anche sul percorso a monte, l’unico esistente prima dell’intervento della principessa gallese, costruendo un nuovo ponte sul torrente Breggia, che noi attraverseremo, in sostituzione di quello distrutto da un’alluvione del 1912.

Non appare peregrino un confronto tra la Como di allora e quella di oggi: la voglia di tornare al centro del mondo, con iniziative culturali di qualità e che valorizzino i nostri paesaggi, è palpabile e si manifesta nei festival e non solo. Sulla realizzazione di infrastrutture che consentano a tutto questo di crescere, nonché sulla programmazione pluriennale come quella che precedette le Celebrazioni voltiane del ’27, siamo invece ancora carenti. Bisogna darsi delle scadenze: tra 10 anni esatti sarà il bicentenario della morte del nostro illustre scienziato, sfruttiamoli al meglio e non facciamoci trovare impreparati.

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