Cittadella o campus?
l’ex s. Anna rischia

Dove lo metto lo studente? E l’ammalato? E il turista lo lascio girovagare o lo indirizzo verso una meta precisa capace di dare la cifra futura di una città non più costruita solamente sui tessuti? Il destino della Como prossima futura si gioca attorno a una serie di location pubbliche sulle quali però sono più i dubbi e le paure che non le certezze. Di queste ultime ve ne è una sola: i cinque milioni che la Fondazione Cariplo ha destinato al progetto per Villa Olmo destinata a diventare il cuore pulsante della città turistica che un giorno verrà.

Ma sul resto, nonostante il sole della primavera, resistono le nebbie che, in quanto tali, rischiano di buttare fuori strada idee e amministratori incaricati di attuarle. Risolta la “grana” dei soldi della Fondazione, sul tappeto restano la questione del campus, la destinazione del San Martino e, di conseguenza, la geografia delle strutture sanitarie di base sparse per la città e che dovrebbero essere raccolte nel vecchio S. Anna di via Napoleona. Dovrebbero, perché ad animare il dibattito in corso, l’altro ieri è intervenuto il commissario ed ex presidente della Provincia Leonardo Carioni secondo il quale non valeva la pena di puntare sul campus universitario al San Martino quando «c’è lì pronto il monoblocco del vecchio S. Anna». Per Carioni la sede sarebbe l’ideale: ci sono tutti i servizi, la ristrutturazione non richiederebbe né molto tempo né molti soldi. E per di più – Carioni dixit – ci sarebbe spazio anche per la progettata e prevista cittadella sanitaria.

Discussioni di questo tipo in città non mancano, i dibattiti infiniti si sono sprecati e ancora continuano. Perché la realtà è che, soldi della Fondazione Cariplo a parte, di certo c’è molto poco. Senza campus, il San Martino precipita nell’incertezza e rischia di fare il bis dei casi Ticosa e paratie in quanto a destino.

Ma anche l’area dell’ex S. Anna non vede chiaro sull’indomani: la Regione non dà ancora garanzia sui finanziamenti (30 milioni) visto che manca ancora la stima sul valore dell’area e i tempi di trasferimento dell’Asl in via Napoleona sembrano rallentare sempre più. Il consigliere regionale Gaffuri punta il dito sull’Asl che, sostiene, ha preferito alienare altri immobili in giro per la città e la provincia invece di concentrarsi sull’ex S. Anna e anche il sindaco Lucini si mostra preoccupato. La partita sembra rispettare i soliti canoni “all’italiana”: l’accordo per la cittadella sanitaria è stato siglato a marzo del 2011, ma dopo tre anni nulla o quasi si è mosso, rispettando “singolarmente” quando aveva previsto allora il direttore generale dell’Asl,: «Serviranno almeno 7-8 anni». Tempi epocali, poi in parte ridimensionati, verso i quali però ci si sta tristemente avviando. E del resto se per avere una perizia sul valore dell’area è passato tutto questo tempo, quanto servirà per vedere operativa la cittadella sanitaria?

Non ci fosse tutto il resto, ora sul tavolo cade anche la proposta di Carioni. Forse resterà lì come uno dei tanti contributi, però rischia d’impattare con un progetto sanitario che già segna il passo. Il vero segnale di svolta è proprio su quest’ultimo aspetto: la cittadella non può aspettare altri anni, non la possono attendere i comaschi che avrebbero finalmente diritto al polo della sanità di base e di prevenzione, non la possono far attendere l’Asl e la Regione con il rischio di sprecare, oltre al tempo, anche i soldi. Soprattutto in un periodo in cui di finanziamenti ce ne sono sempre meno. Anche e in virtù di questo occorre accelerare al massimo, senza lungaggini o rallentamenti burocratici ormai senza tempo. Un altro cantiere infinito, stavolta in via Napoleona, non ce lo possiamo permettere.

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