Como si sveglia
e si scopre più bella

La Bella Addormentata alla fine si è svegliata. Quasi 30 anni fa Sergio Gervasutti, direttore venuto dal Friuli a dirigere questo giornale, definì così Como per sottolineare le grandi potenzialità che la città aveva e che non riusciva ad esprimere appieno. All’epoca ne nacque quasi un caso, le contestazioni di molti lariani offesi non si fecero attendere. Quasi tutti, poi, dovettero ammettere che quella felice espressione conteneva molte verità.

Oggi però, dopo tanto tempo, si può affermare senza tema di smentita, che la Bella Addormentata non è più tale. Non solo si è ridestata, ma si è scoperta anche più bella. E, contrariamente alla tradizionale riservatezza lariana, non esita a mettersi in mostra.

L’esempio lampante è di questi giorni ferragostani: mai tanti turisti come quest’anno e mai, forse, accolti così da un città vivace, luminosa e a misura di pedone e di bambino. Tanti bar, pub, pizzerie, locali con musica, bistrò da aperitivi e per il post-cena, dehor affollati e ristoranti eleganti o popolari, grandi sale e angoli intimi, musicanti a “riscaldare” il tono delle vie più anguste. E piazze accoglienti.

Il ridisegno del centro non è ancora finito, piazza Roma e piazza Grimoldi non sono ancora completate, ma attorno alle fontane di quest’ultima è difficile trovare posto. I “fiammiferi” che illuminano e le lampade a terra producono effetti suggestivi e lo stesso accade in piazza Volta, anch’essa rivista e riprogettata.

Sull’arredo, i “fiammiferi” o le panchine in legno di piazza Volta lette come sinistri parallelepipedi, si può discutere, è questione di gusti e ci mancherebbe altro, possono piacere oppure no. Non per nulla a Parigi si è placata da poco tempo la polemica sulla piramide di Ieoh Ming Pei al Louvre.

Però, e le frequentazioni dei turisti e di comaschi rimasti in città lo provano, il senso di accoglienza, di piacevolezza che trasmettono non lo si può negare. In questo senso l’allargamento della Ztl ha un suo significato, il centro città un po’ alla volta è stato rioccupato dal pedone e dal ciclista, il bambino può correre con meno rischi e soffermarsi per un aperitivo diventa una scelta spontanea. Piazza Cavour e il lungolago sono sempre stati l’epicentro dell’attrazione turistica, oggi a questi luoghi – seppur orbati dal cantiere delle paratie – si sono aggiunti anche la passeggiata con tanto di selfie sulla diga foranea fino a Life Electric di Libeskind e i giardini aperti dagli Amici di Como: anche qui, come per le nuove piazze, per via Garibaldi, per i ritrovati Portici Plinio, il giudizio finale è di chi li ha invasi da mesi e in particolare negli ultimi giorni. Tanti, tantissimi turisti che spinti a Como dall’effetto Expo, dal richiamo internazionale del lago, dalle paure che mettono il veto su altre mete, premiano la città e il comparto turistico che, in alcune sue parti, aveva avanzato più di un dubbio sull’allargamento dell’isola pedonale.

Tutto bene, dunque? Magari. C’è un sistema e percorsi museali, architettonici e storici da reinventare, una rete dell’accoglienza da affinare e integrare in modo completo all’universo web, la straordinaria primavera di festival e offerta teatral-musicale da proiettare ancora di più su scala nazionale e financo internazionale. Ma stavolta la strada sembra quella giusta, l’estetica della città può ripartire dalle nuove piazze e dalle migliaia di persone che le animano in queste sere per allinearsi ai migliori esempi di qua e soprattutto di là della frontiera e vincere quella resistenza che incasella nel superfluo le aiuole colorate, i viale fioriti agli ingressi della città, l’illuminazione diffusa e soffusa. Fin qui l’agenda della città da “vendere” al turista e al residente, per farlo stare meglio. Poi c’è l’altra agenda, quella delle strade rotte, delle paratie, dell’inquinamento, del traffico e dei parcheggi (compresi quelli soppressi): una Bella Addormentata che si ridesta può cominciare a occuparsi anche di questo. In fondo le fiabe finiscono sempre bene.

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