Contro i ritardi
un articolo al giorno

Non è bello fare la spia. Lo imparavamo a scuola, non tanto grazie al programma ministeriale quanto in forza di una cantilena odiosa che poteva intervenire a umiliarci se avessimo trasgredito. Non è far la spia, però, se la stessa “vittima” dello spionaggio rivela le informazioni che vengono poi divulgate.

Liberi dunque dal rischio di meritare il marchio infamante, siamo lieti di annunciare che, da domani, sabato 26 settembre, la presente testata si occuperà di annotare quotidianamente, nell’edizione di carta, i ritardi di Trenord, almeno per quanto riguarda i “rami” della circolazione ferroviaria che riguardano la nostra provincia. Ritardi annotati e annunciati con precisione assoluta quanto, per l’azienda ferroviaria, insolita, dal servizio Twitter dedicato ai viaggiatori. Servizio utilissimo, non c’è dubbio, ma che trae tutto il suo valore dal sostanziale insuccesso, testimoniato ogni giorno da migliaia e migliaia di pendolari, nel garantire la puntualità dei convogli.

Qualche numero: nel periodo tra 1-24 settembre, sulla linea Chiasso-Rho, sono arrivati in ritardo 106 treni (circa 4 al giorno), si sono avute 5 cancellazioni e per ben 81 volte le corse hanno dovuto fermarsi a un capolinea diverso da quello segnato nell’orario ufficiale. Nel frattempo, i servizi digitali di Trenord corrono più forte dei celebrati convogli ultraveloci giapponesi: paradossalmente, i pendolari viaggiano, con lo smartphone, nel ventunesimo secolo, mentre sui binari procedono ancora nel ventesimo quando non nel diciannovesimo. Purtroppo per loro, in ufficio o all’università non ci vanno lungo le fibre ottiche o i cavi del telefono e capita così che spesso arrivino in ritardo. Per paradosso, l’efficienza dimostrata in Rete dal servizio ferroviario regionale finisce per generare un effetto boomerang: con altrettanta prontezza infatti, l’esercito sfinito dei viaggiatori, irritato dalle attese e dai disservizi, spesso stipato oltre i limiti della decenza, riempie la Rete medesima di commenti risentiti, qualche volta di insulti e, in moltissimi casi, di ingegnose ironie degne di miglior causa.

Un circolo vizioso che trae la sua origine dall’evidente stallo nello sforzo di Trenord di migliorare il servizio: non è bastato sostituire il parco-treni – oggi privo dei celeberrimi quanto spartani vagoni che, a scaldino acceso estate e inverno, hanno circolato per decenni -, ed è servito a poco dotare le stazioni di schermi e di macchinette per le bibite: il difetto strutturale – la mancanza di affidabilità – rimane inalterato. Aver poi eliminato su larga scala le biglietterie, sostituendole con le emettitrici automatiche, non ha migliorato il “feeling”, se permettete la parola, dei clienti con l’azienda. Saranno pure state decisioni manageriali lungimiranti, ma resta il fatto che in molte stazioni, la “faccia” di Trenord è una biglietteria elettronica, non di rado fuori servizio, una vetrinetta con merendine stanche e una telecamera che, lassù sul muro, spia i viaggiatori indifferente, così sembra, ai loro bisogni e alla fedeltà a un sistema di trasporto che, potenzialmente, resta di gran lunga il migliore per efficienza ed economicità.

Consegnare i pendolari al lavoro in ritardo o riportarli a casa a sera – troppo – inoltrata, non soltanto è irrispettoso sotto il profilo umano. È anche un danno economico gigantesco, un’emorragia di risorse inflitta a una Regione che, nonostante tutto, ancora lavora, studia, produce, tira avanti a denti stretti. Purtroppo, non la si può più definire “locomotiva d’Italia”: non senza provocare risate isteriche.

Così, eccoci qui a ricordare a Trenord lo stillicidio al quale sottopone le forze e la pazienza di tanta gente. Persone che si affidano ai treni per arrivare al lavoro o a scuola, e al giornale per sapere quali sono i problemi e che cosa si fa per risolverli. Per questa ragione, la nostra iniziativa non vuole, nel profondo, essere “contro” Trenord. Piuttosto è un modo, insistente ma rispettoso, per cercare di migliorare insieme e insieme rendere un servizio alla gente che, ogni giorno, conta su di noi.

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@Mario Schiani

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