E Como ringrazia
compare Turiddu

La vita non è aspettare che la tempesta passi, ma imparare a danzare sotto la pioggia». La frase - in inglese - campeggia sopra uno dei manifesti appesi all’esterno del Teatro Sociale, sopra una foto dell’Arena predisposta per la Cavalleria Rusticana che, questa sera, vive le emozioni della prima.

Una frase, oltre che suggestiva, quantomai profetica. Perché il meteo sta giocando un tiro mancino alla magia dell’attesissima opera di Mascagni. La pioggia incessante di questo insopportabile giugno, infatti, rischia di sfrattare dall’Arena tutti e tre gli spettacoli in programma. Lunedì scorso, a 24 ore dalla prova generale, mentre il cielo di Como scaricava il consueto acquazzone, ai lati del teatro si respirava tutta la delusione delle centinaia di persone che da mesi cantano, provano, ballano, suonano, si impegnano, dedicano tempo, energia, entusiasmo a un progetto che - proprio come un anno fa, con i Carmina Burana - sta coinvolgendo tutta la città. E il giorno dopo, poco prima della prova generale, non c’era chi, passando accanto al cancello dell’Arena chiuso, non gettasse uno sguardo malinconico al palco vuoto e un altro di disprezzo per i nuvoloni carichi d’acqua.

Da settembre tutti, al Sociale, lavorano per un’opera da cantare all’esterno. Studiano movimenti, scenografia, costumi, interazione con il pubblico pensati per lo spazio dell’Arena. Chi mai avrebbe potuto portare biasimo o contestare una bandiera bianca piantata all’ingresso del teatro? Insomma, queste sono cose che spezzano le gambe; uno (pardon: trecento) si prepara per mesi e poi il meteo decide di mettersi di traverso. Ma «la vita non è aspettare che la tempesta passi».

Martedì sera, presa coscienza che nulla avviene per caso, tutti i Cavalieri si sono rimboccati le maniche. E rubando solo mezz’ora all’inizio della prova generale hanno fatto di necessità virtù e riadattato l’intera opera agli spazi del teatro. Che spettacolo! Avreste dovuto vederli i volontari del coro: quanta energia, quanto entusiasmo. E la regista, Serena Sinigaglia: per tutta l’opera è volata leggera nelle sue superga sul palco accanto ai cantanti per aggiustare i movimenti di compare Turiddo e di Santuzza, o per dettare i tempi dei cambi degli splendidi costumi pensati da Federica Ponissi, che regalano un tocco di colore degno del pennello degli impressionisti alla scena pensata da Maria Spazzi. Ovvio che sia così, si dirà: è la magia del teatro. Chi, sedendosi in platea, non ha sognato almeno una volta di essere su quel palco. Di far parte di quel dispensatore di sorrisi, lacrime, gioie, malinconie. La grandezza del progetto pensato dal Sociale è proprio questa: regalare a tutti la possibilità di far parte di quel sogno. E non sarà un po’ d’acqua a interrompere un’emozione.

Al netto di ogni considerazione stilistica, la prova generale di martedì e tutto quello che avverrà stasera, e poi sabato e domenica è un piccolo magico miracolo. Ed è la dimostrazione che la passione (soprattutto quando è donna, e non è un caso che lo siano la maggior parte delle protagoniste del progetto) supera anche le avversità.

Non è retorica dire che il nostro teatro, con le trecento persone sul palco e dietro le quinte e nella buca dell’orchestra e all’ingresso a staccar biglietti e negli uffici a programmare futuri sogni da regalare, è il volto bello di Como. Quel volto che sa sorridere anche sotto la tormenta. È la vita che non aspetta che la tempesta passi, ma che impara a danzare sotto la pioggia. E che indica al resto della città la via da seguire.

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