Ho firmato per ridare
il lago a mio figlio

La città oggi fa un altro tentativo di riappropriarsi del suo lago. Lo fa tramite la lodevole iniziativa de La Provincia.

Una bella idea per dare voce alla frustrazione, alla delusione e al fastidio di migliaia di comaschi (e ancor più di turisti e visitatori) per via di un lungolago sottratto alla città da ormai 8 anni. Un malcontento che non si vede e non si sente, senza megafoni, senza azioni, senza manifestazioni, ma che esiste forte e chiaro nei discorsi di chi ne parla. Malcontento strisciante, che aveva bisogno di un megafono: l’iniziativa de La Provincia lo è senza dubbio. Come alcuni di voi sapranno, quattro anni fa mi ero speso in prima persona per restituire almeno una porzione di lago ai cittadini. Ne uscì fuori quella che allora venne chiamata addirittura “Passeggiata Zambrotta”, e che (mio orgoglio personale) da quello che doveva essere un palliativo a beneficio di gitanti estivi era poi diventato un progetto permanente, che l’intervento di Amici di Como aveva reso stabile. Quando diedi la disponibilità di fare qualcosa per il lungolago, realizzando quello spazio verde e di giochi che rende fruibile almeno una parte di passeggiata, non avevo idea che sarebbe rimasto così per gli anni a venire. Ne solo felice. Ma non basta, certo.

Da qualche anno abito in centro città. Vivo Como giorno per giorno, spessissimo in bicicletta, quando porto mio figlio a giocare ai giardini dietro lo stadio. Gli stessi dove andavo io da piccolo. E quando ti affacci su lungo lago, hai proprio la sensazione di una parte monca della città. Una cosa brutta.

È come andare a Parigi al Louvre e vedere la Gioconda da dietro una inferriata; è come andare a vedere la finale di coppa del mondo allo stadio e vedere solo una parte di campo perché c’è una staccionata a metà altezza che mi impedisce la visuale della partita.

Pensate che il mio sogno è una passeggiata, con verde, piste ciclabili e giochi per bambini, che parta da Cernobbio e finisca in fondo a Viale Geno. Chiudere il lungo lago alle auto? Dipende. Non serve chiudere al traffico per fare una città turistica. Servirebbe una zona ricca di attrazioni locali, ristoranti, bar… Come sul lungo mare di Napoli. Ma un passo alla volta. Nulla si potrà pensare se prima non sarà sistemato il lungo lago cittadino.

Girando per il mondo, mi sono accorto che la città non ha compreso sino in fondo la grande responsabilità di essere un luogo chiamato Como. Famoso in tutto il mondo per la sua bellezza. Ma la bellezza non basta. Bisogna fare squadra per essere all’altezza di una fama che è cresciuta a dismisura negli anni.

Mio figlio ha quasi 4 anni e non ha mai visto il lungolago libero dalle inferriate. Appartiene a una generazione priva di lago. A cui auguro di vederlo presto.

Anche per questo ho firmato volentieri la cartolina de La Provincia. Difendiamo il nostro lago perché amiamo il lungolago.

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