I giovani e il vecchio
sempre più nuovo

I tessuti e le mani che li afferrano, li accarezzano, cominciano a raccontare la loro storia e persino la loro destinazione: è uno spettacolo affascinante, quello che scorre alla Stamperia di Lipomo con il progetto Career Card dell’Accademia Galli.

Uno dei più belli a cui si possa assistere, da sempre: l’incontro tra le generazioni che si scambiano il sapere, qui connesso con il fare, senza esitazioni.

Ci sono i giovani che hanno attinto a un universo sconfinato, quello delle idee e dei materiali sbocciati giorno dopo giorno nell’azienda nata dall’intraprendenza generosa di Giannino Brenna. E ci sono coloro che accanto a quest’ultimo hanno lavorato: molti a lungo, alcuni poche settimane come una ragazza assunta alla fine dello scorso anno e ugualmente riconoscente.

Non conta il tempo, da queste parti. O meglio, ha una sua preziosa leggerezza. Quella che attraversa il percorso del tessile lariano e lo alimenta tuttora.

Quando Gianluca Brenna dà il benvenuto, nei suoi occhi c’è la luce che unisce tutti i presenti, giovani e meno giovani: la passione di cercare e creare ciò che il mercato vuole e magari non sa ancora di volere.

C’è un concetto potente che trasmette questo rinnovamento silenzioso incapace di rallentare: nulla sa essere nuovo come il vecchio. Ci sono idee e materiali che per forza di cose sono stati messi da parte per un po’, come immersi in un sonno perché non si poteva più realizzarli per motivi ecologici oppure per altre ragioni ancora. Anche e soprattutto in questo universo sono entrati i futuri talenti di Como, chi con ardore, chi con timidezza, spesso in realtà con entrambi i sentimenti. Guidati da chi, come Marina Nelli, aveva già attraversato per anni quel mondo con una curiosità mai placata, hanno preso proprio quel materiale tra le mani e l’hanno ricreato.

Lo si ripete spesso, con sconforto quasi: che cosa si può inventare di veramente nuovo oggi? Sembra che tutto sia stato pronunciato, tutto sia stato plasmato: la sfida di essere innovativi appare sempre più ardua al giorno d’oggi, battuta in anticipo da quella marea di nozioni e prodotti offerti dall’umanità nella sua smisurata storia.

Ieri Como ha ricordato con un incontro, frutto di un progetto paziente e concreto, che il nuovo ci può chiamare ancora e a dirlo con forza non a caso è il tessile. Un settore dato in via di estinzione dai soliti gufi in epoche distorte, da chi pensava che le mani sarebbero state aggrappate solo a tastiere e strumenti simili.

Invece no: le mani parlano ancora, cantano, viene da dire. Lo fanno, quando sanno creare i tessuti più belli del mondo, quando ne vogliono scoprire di nuovi e quando ne ricavano altri che possono essere più nuovi ancora, proprio perché provengono da una sapienza soltanto apparentemente lontana.

Un piccolo prodigio quotidiano, senza riflettori, né amplificatori, ieri rinnovato dalla fase successiva: dalle mani che toccano quanto è stato creato e lo vogliono riconoscere, indicare una modifica come in un processo perpetuo. I complimenti, le correzioni, i sorrisi dei lavoratori della Stamperia sono una lezione indimenticabile per i ragazzi. Che coltivano sogni, come lavorare in una grande casa di moda. Ma che sanno che per riuscirci devono passare da qui, da dove nasce tutto. E dove niente, nessuno muore veramente mai.

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