I piccoli Leonardo
e la grande occasione

Nell’ascensore della torre di Citylife, il tempo stenta a trascorrere. Ma quando finalmente si arriva al trentacinquesimo piano, si ha l’impressione di toccare il futuro.

Si respira la Milano spalancata al mondo, specchio di quel Salone del Mobile che si sta avvicinando, grintoso predecessore di Expo. È vero, l’Esposizione universale non sarà come la vetrina internazionale dell’arredo spalmata su sei mesi. Ma il pianeta intero arriverà ugualmente qui in quella settimana di aprile, richiamato da un’eccellenza - l’arredamento, appunto - che viene dai secoli e viaggia verso i prossimi anni. A volte, il viaggio sembra non finire mai, si tinge di oscurità o di paura, come su un ascensore diretto a una torre altissima. Eppure il punto di arrivo (che poi è un ripartire ancora) sta aspettando e chiama ciascuno a dare il meglio di sé.

L’arredo, lo offre da un pezzo, e si vede. La fiera di Colonia, che si è tenuta lo scorso mese? Bene, bravi, ma il divario con Milano è incolmabile. Chiamateci Salone mondiale dell’arredamento, si è detto con orgoglio, quasi con sfida ieri durante la conferenza di presentazione. Perché lo siamo già.

Lo siamo già, non perché vada tutto bene e perché ci si possa adagiare. Certo, i dati delle esportazioni del 2014 sono confortanti, nonostante il crollo della Russia. E in provincia di Como lo confermano le cifre relative alla congiuntura, diffuse da Unioncamere nelle stesse ore. Ma i “cugini” del tessile che vengono da un anno fotografato in crescita, hanno cominciato il 2015 con cautela. Anche le aspettative più ottimistiche - ha messo in guardia lo stesso presidente di Federlegno Roberto Snaidero - non possono spingere a credere in una ripresa di pochi mesi per i mobili.

Che cosa si può fare dunque? Da parte degli industriali, degli artigiani, dei loro staff continuare la battaglia ogni giorno, stupendo e superando all’occasione i designer che - come si è detto - scelgono loro perché capaci sempre di individuare una soluzione o aggiungere bellezza al progetto.

Viene facile, da un lato, perché «siamo tutti dei piccoli Leonardo», come si è espresso ieri l’imprenditore Vittorio Livi.

Già, Leonardo non è solo nella - pur grandiosa - mostra di cui va fiero il sindaco Giuliano Pisapia, nelle magnifiche opere d’arte.

Arte è anche ciò che esce dalle nostre fabbriche e il Salone del Mobile è la grande occasione per ricordarlo. Per non nascondersi le difficoltà che continuano a ferire un comparto e a far morire specialmente le botteghe artigiane (ma lo scorso anno sono cadute pure aziende che arredavano il mondo), bensì per trovare nuova consapevolezza.

Per rammentarlo anche a chi di dovere, leggi il Governo, che ha dato qualche segnale, come il bonus mobili, ma non può pensare che tutto finisca qui.

Ecco, nei giorni del Salone del Mobile vedremo arrivare i politici, ad ammirare, applaudire e promettere. Si cureranno di dove sono posizionati riflettori e telecamere, ma dovrebbero prestare altra attenzione: cercare i piccoli Leonardo nascosti tra i mobili più belli del mondo e a capire, una volta per tutte, che a loro si chiede ogni giorno il miracolo della bellezza tra mille ostacoli. Lo fanno in silenzio, è il loro lavoro.

Come lavoro della politica dovrebbe essere rimuovere proprio quegli ostacoli.

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@Marilena Lualdi

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