I tuttologi della tv
ignorano la realtà

Certo che i commentatori sono dei personaggi veramente spassosi. In particolar modo, i commentatori che vanno in televisione. In particolar modo, i commentatori che vanno sempre in televisione, che bivaccano in televisione, che vivono in televisione, che invecchiano in televisione. E lo fanno in maniera così seriale e pianificata che alla fine, un po’ come direbbe il Lubrano dei tempi d’oro, la domanda sorge spontanea. Ma come riescono a lavorare in un giornale se stanno tutto il giorno in televisione?

Eppure la cosa più stupefacente non è neppure questa, perché il vero aspetto affascinante è la dimensione enciclopedica del loro sapere. Non c’è questione che accada, svolta epocale che incomba, spirito dei tempi che soffi sul globo terracqueo che li colga alla sprovvista e sui quali non esercitino la loro proverbiale competenza, la loro preclara sapienza, la loro scintillante onniscienza: le dinamiche politiche dei ceti medi, la questione cattolica nella Cappadocia, gli scenari della rivoluzione robotica da qui al 2050, gli inediti di Ippolito Nievo, l’Essere e il Tempo secondo Heidegger, i segreti della fisica quantistica, il modulo di gioco della grande Ungheria, la ricetta originaria dell’astice alla catalana, la strategia militare di Annibale sulle Alpi, il magnetismo dell’assenza in Mina, Salinger e nella Garbo, il carburatore dell’elicottero di Kobe Bryant, i retroscena della morte di Luigi Tenco, la Costituzione spiegata ai nostri ragazzi che ormai, signora mia, non leggono più e bla bla bla. La crema della categoria.

Nulla sfugge all’occhio di Sauron del commentatore televisivo, che tutto sa, tutto codifica, tutto dipana, tutto divulga. E, dettaglio questo sì formidabile, senza mai mettere il naso fuori dallo studio televisivo o dalle solite quattro strade che portano ai soliti quattro palazzi del potere, generalmente romano, abilità davvero straordinaria che fa spiegare cose che non si conoscono con tale noncuranza da indurre spesso e volentieri a farla fuori dal vaso, come rimarcato mirabilmente ieri da Marco Travaglio sul “Fatto Quotidiano” a proposito del rapporto Ocse Pisa 2018 di fine anno. Secondo i commentatori tuttologi, quella era la prova provata che solo uno studente italiano su venti capisce un testo di media complessità, mentre in realtà il rapporto diceva che non era solo uno su venti, ma ben tre su quattro: “Il fatto che quasi il 100% dei media italiani non avesse capito un testo di media complessità come il Rapporto Ocse Pisa dimostrò che il giornalista medio italiano è molto più ciuccio dello studente medio italiano”. E come dargli torto?

Un’altra prova eclatante di questa stravagante situazione si è avuta durante la “Maratona Mentana” sulle epocali elezioni in Emilia-Romagna. Tra la folla degli autorevolissimi analisti (sempre quelli…) spuntava curiosamente l’unico davvero competente in materia: il direttore del “Resto del Carlino”, storico quotidiano di quella regione. Finalmente capiremo qualcosa in più da un professionista che vive e lavora lì, direte voi. E invece, cosa è successo? Gli sono stati concessi trenta secondi introduttivi mentre gli altri si soffiavano il naso o prenotavano l’ora di tennis al club e poi è partito il consueto circo dell’ “io l’avevo detto” dei preclari soloni dell’informazione, tutti preparatissimi e aggiornatissimi benché con tutta probabilità non fossero mai stati in Emilia, non sapessero nulla degli accadimenti degli ultimi cinque anni di governo, ben noti invece al giornale locale, e non avessero manco mai mangiato una piadina in vita loro. E invece tutti lì a trombonare sull’inevitabile disfatta di Salvini, esattamente come avevano trombonato sul suo certo trionfo fino al giorno prima. Tutto vero.

E se è così, come poteva andare con l’ultimo fenomeno da baraccone, il flagello del Coronavirus? Uno guarda qualche quotidiano straniero - come ci ha fatto osservare un lettore particolarmente attento - e tutto viene comunicato secondo i criteri di competenza, trasparenza e, soprattutto, continenza. Da noi, una lettura ai meglio giornaloni del bigoncio e ti sembra di essere sbarcato su Plutone: pagine a dozzine e allarme e terrore e psicosi e volti rubizzi e occhi stralunati e bambini piangenti che urlano “pane, pane!” e moriremo tutti e dagli all’untore e peste bubbonica e di chi è la colpa e a chi giova e che ne sarà di noi e complotti e turpitudini e massoneria e Spectre e lo Stato dov’è?, fino al memorabile appello “Chiudiamo i confini di terra, di mare e di aria!” che l’ex ministro degli Interni, appena uscito da una fiaschetteria con lo scolapasta in testa, ha lanciato alla nazione, giusto un attimo prima di essere sommerso dalle risate.

E non dimenticate che i giornali, nonostante tutto, sono di gran lunga i media più seri, perché potete ben immaginare quale carne di porco sia stata fatta del virus appena sbarcato in televisione e, soprattutto, nella fogna maxima, nella chiavica globale, nello spurgo planetario dei social. Basta uno sguardo per cogliere quanto gli esseri umani siano fragili e inermi e indifesi a fronte delle crisi inaspettate e quanto siano privi di qualsiasi strumento culturale e razionale per affrontarle. Siamo nel Tremila, siamo tutti iperconessi, accediamo a qualsiasi fonte, ma di fronte al panico da malattia e morte (per contagio) manifestiamo le stesse reazioni del popolino affamato di Manzoni, dei contadini analfabeti di Verga: il Coronavirus è di destra o di sinistra? perché le Sardine sapevano tutto, ma hanno taciuto? è vero che se mangi un involtino primavera muori in sette minuti? esistono per davvero i pipistrelli assassini? è tutto un complotto delle multinazionali? se spari a un cinese lo Stato ti regala dei minibot? gli juventini sono infettivi? è vero che se ti tocchi, san Luigi piange?

La situazione è fuori controllo, il panico dilaga, la nazione è in ginocchio. Ci vorrebbe un bravo commentatore per farci stare tutti sereni. Ne conoscete qualcuno, putacaso?

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