Il battello fa pulizia
di lacci e lacciuoli

Sgombriamo subito il campo da ogni equivoco: il ritorno sul lago del battello spazzino del Comune segna un punto a favore di Como e della sua vocazione turistica che non sempre emerge come tale.

Sei mesi per ripararlo, 43 mila euro di spesa sono l’investimento fatto su questo versante e anche la riprova che il pressing operato da diversi soggetti - non ultima, concedetecelo, questa testata - è andato a buon fine. Del resto, e anche questo va sottolineato, il ritorno del battellino (per di più migliorato in alcune sue funzioni) coincide in pratica con l’avvio dell’Expo, data-simbolo e occasione da non perdere per la città. Non ci vuol molto a capire quale sarebbe stato il biglietto da visita comasco alle migliaia di turisti stranieri e italiani che, dopo la visita ai padiglioni milanesi, non vorranno perdersi una meta incantevole come il Lario e i suoi centri.

Tutto bene, dunque? Sì, ma con un’avvertenza: che la vicenda del battello spazzino sia d’insegnamento sul modo di procedere e sugli obbiettivi che vanno perseguiti per dare alla città la dimensione, di prestigio e mediatica, che ancora non ha appieno. Non va dimenticato infatti che, sempre facendo riferimento al faro Expo, molte sono le opere che ancora arrancano e non sono in linea con i tempi dell’auspicabile e presumibile assalto turistico: a cominciare dai ritardi nel completamento della stazione con sottopasso e ascensore, all’info point del Broletto, alla ripulitura della fontana di piazza Camerlata a qualche buca di troppo nelle strade del centro.

Lo stesso battello spazzino ha rischiato molto e con esso tutta la città: infatti all’inizio sembrava arduo reperire i 43 mila euro necessari per rimetterlo in acqua. Il che, con il gemello della Provincia a mezzo servizio, sarebbe stata una catastrofe. Poi lo sblocco è arrivato in fretta, la burocrazia una volta tanto non ha creato problemi invece di risolverli come dovrebbe essere il suo compito, e oggi il battello sarà già al lavoro.

Restano aperti però tutti gli altri dossier e densi sono ancora i fumi che offuscano il quadro generale che serve per far fare a Como lo scatto necessario e ormai non più rinviabile.

Oltre ai lacci e lacciuoli, si sa che gli ostacoli peggiori oggi sono i conti che non tornano, le casse vuote degli enti pubblici e dei Comuni in particolare. Ecco perché la strada indicata dalla risoluzione del caso battello spazzino, che poteva rivelarsi esiziale come tanti altri, deve servire. Ad esempio a considerare non i tempi delle norme, dei regolamenti e dei cento organismi talvolta in concorrenza fra loro, bensì quelli della programmazione, degli eventi e, se vogliamo, anche delle attese dei cittadini.

E i soldi? Parlando di immagine e opere della città in chiave turistica, il Comune ha in mano se non un asso, almeno un carta forte da poter calare: quei denari che arrivano proprio dal turismo con la tassa di soggiorno, quei 700 milioni annui da restituire proprio alla città per migliorare la sua offerta, i suoi servizi, le sue opportunità. Como si candida a diventare la capitale della cultura nel 2016-17 e questa è una partita che si gioca tutta sul terreno della proposta complessiva, di eventi, ma anche di vivibilità e capacità di accoglienza.

Per questo dalla rapida risoluzione del caso battello spazzino si può imparare come agire e attraverso quali strumenti, come saper dribblare gli sgambetti delle burocrazie e assicurare risultati in tempi adeguati, magari senza sprechi. Il battello oggi torna a fare pulizia e forse si porterà via anche i ritardi e le inefficenze che ormai devono appartenere solo al passato.

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