Il Como all’oratorio
La palla c’è il campo no

Vi ricordate quando si giocava ai tempi dell’oratorio? Servivano due cose: il pallone e il campo. Il primo, beh... c’era sempre quello fortunato che ce l’aveva lucido di cuoio, ma poteva andare bene anche quello spelacchiato; il campo, invece, a volte poteva essere occupato da quelli più grandi. E così, o stavi a guardare o te ne tornavi a casa con il pallone sottobraccio. In quella specie di calcio dell’oratorio (senza offesa) che a volte diventano i nostri campionati, il Como voleva giocare. Ma non ha trovato il campo. Roba da campetti di gioventù, di romanzi scolastici, di tornei tra amici. Ma non da calcio professionistico. Eppure è successo. Che il Sinigaglia avesse dei problemi, era noto a tutti. Non è una novità. Anche se resta il nocciolo del problema. Però, un conto è dover andare a giocare altrove (già fastidioso), un conto è non giocare proprio. Difficile trovare precedenti, se non per calamità, alluvioni, nevicate o eventi inattesi. Ma qui di inatteso non c’è un bel niente, come leggete all’interno. Il documento che inchioda il Sinigaglia, e che non c’è stato verso di partorire in 11 mesi, era stato richiesto a ottobre scorso.

Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Tecnicamente, il Como domenica non giocherà la partita con il Pontedera, perché non ha trovato un impianto sostituivo. E anche qui sembra una storia incredibile. Una società fallita (il Como) che chiede ospitalità a in un impianto di un’altra società fallita (il Pavia), ci gioca una partita, ma poi, siccome cresce l’erba e nessuno la taglia (sono spariti tutti, compresi i cinesi proprietari della società pavese) e non si riesce nemmeno più ad accendere la luce, salta tutto. Basterebbe questo fotogramma per spiegare molte cose sul calcio italiano, quello lontano dai grandi palcoscenici.

In città si è (giustamente) aperta la caccia al colpevole. Perché i tifosi ragioneranno anche in maniera semplice, però certo non si può dar loro torto sullo scandalo di questa situazione. Se la prendono con il Comune, ma stavolta pare che all’origine dei ritardi ci sia stata la melina del Calcio Como su alcune certificazioni e perizie su cui si doveva adoperare. Anche se si tratta solo di una casella singola di un gioco dell’oca che è iniziato tempo fa. Il ping pong tra (vecchia) società e Comune su chi doveva pagare cosa. E a furia di rinfacciarsi oneri e onori, quel foglio e quella perizia non è mai stata effettuata. Che poi siamo in Italia, e nessuno potrà mai spiegare, se non con il burocratese, per quale razza di motivo l’altra sera per la grande festa del Calcio Como di avvio della stagione, ci fossero bellamente 2000 persone dentro il Sinigaglia, cioè un valore numericamente superiore a quello che ci si aspetta in una partita del Como in casa in Lega Pro. Misteri.

Gallo, con il suo pragmatismo che piace a tutti, ha chiuso la vicenda ricordando che da falliti qualche difficoltà deve essere pur messa nel conto. Un modo come dire: su la testa e andiamo avanti. Per la prossima partita in casa, con il Livorno, pare che ci sia ottimismo su un Sinigaglia agibile. Speriamo solo che qualcuno si ricordi di portare il pallone.

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