Il Feragust diventa
il Tax Free day

Il federalismo fiscale si è mangiato anche il ”Feragust di legnamée”.

Tanto caro agli artigiani più anziani del Canturino, ma non solo, quest’anno il “Feragust” avrà un valore aggiunto. Sarà il giorno, nell’ultima settimana di agosto e un tempo l’unico di festa che i falegnami si concedevano in tutto l’anno, in cui si brinderà alla fine del lavoro regalato al fisco. Sì perché le imprese avranno superato il 16 agosto: il “Tax free day”, il giorno senza tasse. Già. Uno studio della Cna ha evidenziato che le piccole e medie imprese comasche vessate da una pressione fiscale del 62,2% dovranno lavorare fino al 16 agosto per pagare le tasse. Solo dopo potranno dire di poter andare in azienda per guadagnare qualcosa.

Ecco allora che il”Feragust dei legnamée”, un tempo gioia, relax, ballo in piazza e nelle cascine, abbondanti mangiate, sarà gioia e relax per aver finito di lavorare per il fisco. Magra consolazione. Sembra di sentirle le due generazioni di piccoli imprenditori, da un lato i “vecchi” a chiedersi «se l’è ul tax free day?», dall’altro i giovani a chiedersi «cos’è il Feragust di legnamée?».

Le due domande implicano una identica risposta: tax free day e Feragust sono due giorni di festa. Peccato che il motivo di gioia sia diverso. Durante il Feragust si festeggiava un anno di durissimo lavoro che aveva spesso portato frutti, permesso di diventare un po’ più “sciuri” di “fa studià ul fioo” (si perdoni l’azzardata traduzione dialettale) di essere insomma soddisfatti di se stessi, durante il “Tax free day” si festeggerà allo stesso modo un anno di duro lavoro, che però non avrà ingrassato tantissimo la famiglia e l’azienda, ma il fisco.

Chi ne capisce di fisco dice che è tutta colpa del federalismo fiscale, chissà se è vero. Probabilmente il discorso, se lo si volesse davvero condurre in modo analitico, sarebbe ben più complesso di quello che appare e magari non così deprimente, ma se si guarda a ciò che ad oggi il federalismo fiscale ha significato per i comaschi, beh, c’è poco da ridere. Il taglio dei trasferimenti dallo Stato ha avuto l’effetto della ghigliottina per i Comuni. Zac! In sette anni i Comuni hanno avuto dallo Stato 7.5 miliardi in meno di fondi e si sono dovuti arrangiare nell’unico modo conosciuto: aumentando la tassazione locale.

È successo un po’ ovunque così, e Como non è da meno. Il sindaco Lucini ha già detto che, se nessuno sarà in grado di proporgli vie diverse per far quadrare il bilancio comunale, dovrà aumentare l’Irpef e la Tasi, la seconda al massimo del consentito. «Colpa di Renzi» ha detto Lucini, macolpa anche del federalismo che ha costretto i Comuni ad applicare tassazioni diverse a seconda delle esigenze locali. Di chiunque sia la colpa, il borsellino lo aprono i cittadini. In uno studio fatto da Cna, Como è risultata la città in cui le piccole e medie imprese dovranno lavorare fino al 16 agosto, il famoso tax free day per pagare le tasse, e non solo quelle comunali.

Per fortuna, dice Enrico Benati presidente di Cna Como, gli artigiani ora stanno pensando un po’ meno al fisco e un po’ più agli ordini da catturare grazie alla lieve ripresa dei mercati. E per fortuna, gli artigiani restano artigiani, con l’intraprendenza nel dna, sia che siano quelli del “Feragust di legnamée” o del “tax free day”. Ai secondi i primi non dicano com’era appagante festeggiare il Feragust. I “vecchi” avevano sudato per la propria famiglia, i “giovani” per il fisco. Non è la stessa cosa. Quindi i vecchi lascino stare i giovani, facciano finta di niente, magari si offrano di tenere i nipotini e li spediscano al mare. Per un giorno però e non prima del 16 agosto. Perché poi ci sarà da tornare in bottega per le tasse del 2015.

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