Il leone ferito
continuerà a ruggire

Per quanto Silvio Berlusconi faccia sapere di sentirsi “un leone” ancor più pronto alla battaglia e smanioso di affrontare gli avversari in campo aperto, cioè in campagna elettorale, già si comincia a capire che altre tegole non mancheranno di cadergli addosso.

Puntuale, è infatti arrivata la notizia per la quale sul caso “Ruby” si sta per aprire un terzo filone che vede Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari. Con lui tornerebbero sotto i riflettori non solo le “olgettine” ma anche gli avvocati Ghedini e Longo, benché siano entrambi protetti dall’immunità parlamentare.
Come si vede, è difficile pensare che l’applicazione della legge Severino e l’espulsione dal Senato come conseguenza della condanna definitiva per frode fiscale possa in qualche modo “calmierare” i procedimenti giudiziari a carico del signore di Arcore.

Se il lettore ricorda, all’epoca di Tangentopoli accadeva così: un politico appena colpito pesantemente veniva lasciato in pace ma ad una condizione: che annunciasse il ritiro a vita privata. Quanti alti papaveri democristiani o socialisti fatti fuori dagli avvisi di garanzia riuscirono a salvarsi con questa dichiarazione di resa. Ma Berlusconi vuole testardamente rimanere in campo, anzi ha propositi bellicosi, è arrivato ad accostare Magistratura democratica alle Brigate Rosse, e dunque non è pensabile che rallentino i vari meccanismi giudiziari che si muovono contro di lui (Bari, Napoli…) Chi conosce bene le cose della giustizia e i meandri del Codice penale sostiene con qualche ragione che il terribile spauracchio di Berlusconi, l’arresto, in realtà non ha vere probabilità di diventare realtà. Tutti sanno che, aldilà della atroce umiliazione che comporterebbe per un uomo di 77 anni abituato ad essere un leader praticamente da sempre, l’arresto non farebbe che trasformare Berlusconi in vittima.

Semmai ad Arcore dovranno stare attenti alle possibili perquisizioni e alle intercettazioni, ora possibili con la semplice autorizzazione del giudice: caduto a terra il laticlavio, il dott. Silvio Berlusconi è un comune cittadino, anzi è un cittadino che deve espiare una condanna e che ha svariati procedimenti a carico. In questo contesto, non mancavano che le lotte di casa per il potere aziendale e familiare: dopo averci provato tanto, Barbara Berlusconi è infatti riuscita a cacciare il sempiterno amministratore del Milan, Galliani, che se ne va carico di rancore per come è stato trattato e naturalmente con un camion di milioni.

Ormai del cerchio magico berlusconiano dei primi tempi poco rimane: a parte Confalonieri e Ennio Doris – che non hanno condiviso le mosse più azzardate degli ultimi mesi – anche il principe delle colombe Gianni Letta si è eclissato e molto possono ora i cosiddetti “falchi” alla Verdini, che gestisce il partito. Per un uomo come Berlusconi che ha fatto dell’amicizia pluridecennale con un ristretto gruppo di persone uno sgabello per la propria fortuna, non è cosa da poco.

Come tutti sanno, Silvio ha la fibra del combattente, ma è anche un uomo provato e sfidato continuamente dagli eventi: del resto non potrebbe essere diversamente per una personalità che nel bene o nel male ha tanto condizionato la vita nazionale per ben vent’anni. Non potrà mai smettere di combattere.

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