Il tessile rifiorito
E forse meno solo

La crescita è silenziosa, ma continua. E soprattutto, forse portata avanti in minor solitudine.

In questi giorni i dati del Distretto tessile rappresentano un ulteriore conforto dopo i segnali già colti in passato. E le statistiche di Sistema Moda Italia e di Unindustria sono confermate anche dalla sensazione dei sindacati: se c’è qualcosa che si muove, se la crisi si sta placando (almeno un poco), la dimostrazione passa da qui.

Non è un ritornello che possano cantare molti altri settori: arredo e industria metalmeccanica, sì, condividono in parte questa atmosfera, ma l’edilizia è alle prese con le stesse difficoltà di prima. In particolare se guardiamo proprio l’aspetto cruciale dell’occupazione.

Non ci sono boom di assunzioni, nel tessile, ma ci sono anche aziende che gradualmente riescono a dare un po’ di lavoro. Nonostante i ritardi cronici della politica, che siano i decreti attuativi del Jobs Act o la firma dell’ente per dare il via alla staffetta generazionale.

Insomma, si rifiorisce, ma un po' come accade con i ritmi della natura. E con essa si condivide anche il cambiare delle stagioni, nessuna delle quali può definirsi mai veramente chiusa. Così nel successo del Distretto tessile lariano gioca un ruolo fondamentale la ripresa dei tessuti per l’abbigliamento femminile. Mentre continua la sua caduta libera la cravatta. In mezzo, i foulard che riprendono quota.

Non si può dare un risultato però per conquistato: le gelate sono sempre in agguato. Né si può dare un prodotto per morto: c’è sempre un germoglio a cui poter ridare energia, trovando magari una nuova tecnica. E la velocità di trasformazione, anche dolorosa talvolta, è quella che ha caratterizzato e salvato il settore a Como. Lo sottolineano i nostri imprenditori, lo ha rimarcato nei giorni scorsi il presidente di Milano Unica Silvio Albini, che non ha nascosto la sana invidia - ad esempio - per la capacità di trasmettere la passione tessile ai giovani sul Lario. Non è così scontato; al contrario in altre zone storicamente legate al comparto in Italia, ci sono scuole - e dunque competenze - che rischiano di scomparire.

Proprio da Milano Unica, che non a caso ha lanciato un appello ai comaschi per un ritorno più cospicuo, viene però un’altra notizia, rimarcata da Taiana.

Il tessile, forse, è meno solo. L’avverbio prudente è d’obbligo perché la politica ci ha abituato a tante promesse: la capacità o la volontà di rispettarle, tutta un’altra storia. Tuttavia, il viceministro Calenda sembra aver convinto gli imprenditori, nostri e non solo, sulla determinazione del Governo di aiutare questa rifioritura. Ha portato una strada tracciata, l’impegno dei fondi e la determinazione a lavorare insieme alle aziende per una nuova visione del tessile anche in campo fieristico e spingendo sulle infinite possibilità che offre l’export.

Una visione strategica e concreta, che starebbe convincendo gli industriali.

Una simile promessa mantenuta, strapperebbe il tessile alla sua (non) splendida solitudine e potenzierebbe i cauti segnali che si respirano. Ed avrebbe un effetto benefico anche psicologico, su altri settori.

[email protected]

@Marilena Lualdi

© RIPRODUZIONE RISERVATA