La chiesa di Como
e i fiori del bene

Almeno oggi dovremmo astenerci dal ringraziare George Clooney per aver reso ancora più famoso il lago di Como. Perché Como non è solo la città del lago più bello del mondo. E non è neppure soltanto la patria di personaggi della storia dell’umanità come Plinio il Vecchio, il primo grande scienziato enciclopedico; o Benedetto e Paolo Giovio che hanno dato alla cultura mondiale l’idea del museo; o di Alessandro Volta, geniale scopritore della pila.

Como è anche la città dei giganti della carità, come Luigi Guanella, Chiara Bosatta e Giovannina Franchi.

Grazie a lei oggi la nostra città e l’intera diocesi arrivano all’attenzione della Chiesa mondiale. Madre Giovannina Franchi, nata da una famiglia ricca e nobile, nel 1850 assieme a tre consorelle aprì in centro città la prima casa per l’accoglienza di ammalati e poveri, quella che poi, con la fondazione della congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata, diventerà la realtà del Valduce, di villa Beretta e di altre importanti e qualificate strutture per l’assistenza e la cura dei malati. Dopo il riconoscimento del primo miracolo, la Chiesa ne proclama le virtù e la indica come modello di fede ed esempio concreto di vita cristiana. Non sembri una celebrazione retorica, è anzi molto pratica, diretta e semplice: ecco, sembra dirci oggi la Chiesa con il cardinale Amato e il vescovo Coletti, fate come madre Giovannina Franchi, imitatene la passione e la coerenza nell’incarnare nella vita di ogni giorno il Vangelo.

Se pensiamo alla città di allora, di metà Ottocento, non troviamo i poveri e gli ammalati di oggi. Non ci sono gli immigrati, non c’è la crisi economica, non ci sono le nuove povertà che caratterizzano il nostro tempo. Ma anche allora, nell’epoca moderna che avanzava, c’erano persone sofferenti. Volti umani bisognosi di attenzione e di amore. Giovannina Franchi, ricca com’era, avrebbe potuto girarsi dall’altra parte e vivere tra gli agii e gli ozi. Invece si spogliò delle ricchezze per occuparsi delle persone che considerava veramente importanti: i poveri e gli ammalati. Il suo grande carisma è stato come un albero buono che ha saputo dare tanti frutti buoni. Proprio dai frutti possiamo riconoscere quanto era buono l’albero.

Como può essere contenta perché da oggi ha un nuovo santo in paradiso. E solo lassù si sa quanto ci sia bisogno di santi quaggiù. La cerimonia che si celebra questa mattina in Cattedrale è un rito solenne della Chiesa universale e non perde alcuna importanza pur svolgendosi in una piccola città come la nostra invece che in San Pietro, come sarebbe avvenuto prima della modifica introdotta da papa Bendetto XVI sulle canonizzazioni.

Giovannina Franchi viene proclamata beata e con lei la Chiesa di Como può fare festa perché si arricchisce di un altro fiore del bene. È una città famosa già all’epoca dei romani grazie all’ingegno e al talento dei Plinio, una comunità che ha saputo esprimere un Papa come Innocenzo XI, una società dalla quale sono usciti intellettuali straordinari come Paolo e Benedetto Giovio e nella scienza genii come Alessandro Volta e nell’arte come Antonio Sant’Elia e Giuseppe Terragni. È la città del lago cantato da scrittori e amato da personaggi famosi di ogni epoca. Ma è anche, e oggi soprattutto, la città dei giganti della fede, martiri della carità, come don Guanella la cui Opera è diffusa in 80 paesi nel mondo, Chiara Bosatta, e madre Giovannina Franchi.

Se qualcuno ha scritto i fiori del male, Como nei secoli è stata una grande città perché ha saputo rendere il mondo più bello con i fiori del bene.

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