La cultura e una città
più avanti del Comune

Il buio e subito la luce. La città ha temuto, ha protestato e ha risolto.

Oggetto, strano a dirsi, la cultura. Tempo tre giorni e la pratica Parolario e Miniartextil è stata archiviata, nel senso di risolta. L’assessore Cavadini aveva detto che a Villa Olmo né l’una, né l’altra ci potevano più stare perché in villa c’è da far posto alla grande mostra che durerà molti mesi.

Ora è certo che Miniartextil resterà in villa da aprile a giugno (Cavadini e Totaro si sono accordati) e c’è l’ok verbale che Parolario troverà casa a Villa Gallia, l’hanno detto il commissario dell’Amministrazione provinciale Carioni e il dirigente degli affari generali Matteo Accardi dello stesso ente. Detto, fatto. A grande paura è seguito un grande respiro di sollievo: arte e festival letterario sono salvi. Una tale celerità nella risoluzione di un problema sembra strana.

Chiarito che per Miniartextil non ci sono più intoppi, la disponibilità totale di villa Gallia fa ragionevolmente pensare lo stesso per Parolario. Un epilogo che è arrivato dopo che Como stava per perdersi un evento che, Finazzer Flory lo ha detto chiaramente, è ormai un brand, cioè un marchio di Como. Tutti, quasi tutti, hanno subito che capito che non c’era nemmeno un minuto da perdere, bisognava suonare la sirena.

Il tam tam, promosso su “La Provincia”, è rimbalzato tra i comaschi e anche sui social network dove, non solo i comaschi, gli internauti hanno cominciato a dirsi che no, non si doveva perdere un evento culturale che attraeva persone in città e che muoveva un indotto, cioè teste e soldi. Chi finora è venuto a Como per Parolario e Miniartextil c’è rimasto spesso una giornata, ha seguito gli eventi, ma poi si è probabilmente bevuto un caffè, mangiato un panino, magari ha anche fatto un giro sul lago, pranzato in un ristorante, forse ha anche comperato un foulard, ha insomma creato business. La città - con “La Provincia” in un ruolo attivo - ha capito e ha reagito, non lo ha fatto solo il singolo, ma anche gli enti comaschi che di cultura si occupano. Il teatro Sociale, per esempio, ha detto per bocca della presidente Minghetti che non potrebbe ospitare Parolario, ma che lo sosterrà in ogni modo possibile. Lo stesso ha detto ieri Droulers per Villa Erba, a Cernobbio Parolario e Miniartextil non ci possono stare, ma un festival così e una mostra così non vanno abbandonate. Le caselle mail delle due associazioni promotrici degli eventi si sono subito riempite di mail che più o meno dicevano, ma cosa fate? Lasciate in strada la cultura? Adesso si è registrata un’inversione di tendenza? In tre giorni può essere cambiata la sensibilità e l’atteggiamento di una città? Probabilmente non per tutti, ma per molti sì, o forse per questi molti, cittadini comuni compresi, l’attenzione alla cultura come volano di sviluppo c’è sempre stata. Va beh, poco importa il prima, ciò che conta è l’adesso perché ci sia un fecondo poi. Com’è che solo ora si è pensato a Villa Gallia? Perdere Parolario? Ma dai, vengano da noi «siamo onorati di accoglierli» ha detto Accardi. Sembra troppo bello e troppo facile. Chissà cosa sta succedendo. Fino a un giorno fa eravamo a dire che nulla si muove per la cultura, anzi. Ora si è fatta un’ inversione a U. Che sia passato il tempo di lamentarsi e per qualcuno stia vincendo quello di risolvere?n 

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