La scossa del Como
svegli la città

Tieniamoci forte, che (forse) non succederà nulla di male. La barca azzurra del Calcio Como (intesa come città, tifosi, società prima ancora che squadra) scopre che cavalcare l’onda magica verso un campionato più bello e importante come la serie B, qualche scossone deve pur sopportarlo. Come un vuoto d’aria sull’aereo: chiudi gli occhi e speri che sia tutto ok. Eccola lì la fotografia di una città e di una società di fronte alla serie cadetta. La trovate all’interno del giornale, nelle pagine di cronaca e in quelle di sport. Siamo noi allo specchio. Da una parte le incertezze legate allo stadio che montano sempre più, sino ad averci portato, senza neppure che ce ne accorgessimo, a Novara per qualche partita. Quante? Non si sa. La Coppa Italia? Parte del campionato? Tutto il girone di andata (oddio)? Boh. Dall’altra, la novità di ieri: le dimissioni di Pietro Porro da presidente del Calcio Como. A metà tra una strategia già annunciata (ma senza sapere dove porterà), e il presentimento di uno stato d’ansia o di panico. 

Partiremmo proprio da qui, se non altro perché si tratta della novità di giornata. Cioè dalle dimissioni di Porro. Proprio tre mesi fa, in un’intervista al nostro giornale, con il Como a distanza siderale dai playoff, il presidente disse che allo scadere dei tre anni di mandato (cioè adesso) si sarebbe fatto da parte. Dunque siamo di fronte a una novità solo parziale. Solo che, nel frattempo, lo scenario è completamente cambiato. E lui non fa giri di parole: «Non me la sento di affrontare una realtà dura come la B come primo responsabile della squadra». Sembra qualcosa di diverso da quello che ci aspettavamo.

Qualcuno dice che Porro voglia solo farsi dire dai suoi compagni di avventura «ma no, che dici, vai avanti tu, sei il nostro profeta». Ma chi lo pensa sbaglia. In quel caso sarebbe stato meglio una telefonata privata, non pensate? Ora il rischio di un danno di immagine non è da sottovalutare: nel momento della gioia, la gente si trova sul tavolo delle dimissioni che possono anche essere equivocate. Caos? Incertezza? Oscuro futuro? Quello che è certo è che questa società, bravissima, si è trovata come un pilota che dopo tre anni di go kart passa in F.1. Perché il salto tra la Lega Pro e quella che è diventata oggi la B di Sky e delle grandi società all’ombra della A, è una cosa seria. Anche a livello di investimenti, di impegni. Era quasi logico per questa società, subire uno scossone del genere. Diciamo che ce lo aspettavamo. Il punto è: come ne usciremo? Porro cerca maggiore coinvolgimento dei suoi soci, ma sa già che può scordarselo dal punto di vista tecnico. Per questo cercherà un manager di calcio, uno dalle alte amicizie, uno che conosce la materia, un Corvino, un Sabatini, un Marotta, detta con i nomi dei grandi, uno più impegnato nel tessere la tela delle alleanze, che non a scegliere i giocatori (per quello ci sarà il ds Dolci). O magari un partner proprio a livello societario. Chissà, la B può attirare interesse. Vedremo.

Nel frattempo c’è lo stadio. Con una situazione che già sconcerta i tifosi. Perché con strutture meno importanti e più precarie, i tifosi di Frosinone, o Carpi, o Savona, non hanno fatto nemmeno una giornata in campo neutro? Perché, senza ancora avere la lista precisa dei lavori da fare, qui si fanno già ipotesi di giocare fuori partite di campionato? In questo è riassunto il senso di impreparazione di una città e di un impianto da troppo lontano dalla serie B. E anche magari la strategia di una Questura che vuole essere prudente nell’esaminare le questioni di ordine pubblico. Come verificato dal sindaco stesso quando gli chiesero di rimuovere le city bike dal Tempio Voltiano prima di un Como-Monza. Va beh, dicevamo? Teniamoci forte. La scossa di assestamento era attesa. Speriamo sia solo di assestamento, però.

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