La vetrina e la luce
portata da tutti

La vetrina si prepara a splendere e ad attirare l’attenzione di tutto il mondo ancora una volta. Ma se ieri a Palazzo Reale i riflettori si sono accesi come in uno show sul Salone del mobile, non va dimenticato chi porta la luce: le aziende, tutte con pari dignità.

Il presidente Claudio Luti è stato il primo a porre l’accento su questo aspetto fondamentale: nonostante la crisi, le imprese - gigantesche, medie e minuscole, non fa differenza - hanno proseguito la loro battaglia in un anno che resta delicato per l’arredo. Solo l’export tiene su fatturati e morale, in sintonia con il tessile. La domanda interna? Qualcosa si è mosso con gli incentivi, tant’è che altri ne ha chiesti Federlegno, ad esempio per le giovani coppie: almeno lì un taglio all’Iva potrebbe scapparci, caro Governo. Non ci si è fermati un istante per escogitare sistemi che siano in grado di sbloccare il magma del mercato italiano; le associazioni si sono mobilitate spesso facendo ciò che spetterebbe anche e soprattutto alla politica. Ma eccole al lavoro per studiare, proporre, bussare in modo da rimettere in moto anche questo meccanismo, i consumi di casa nostra e il loro effetto che sarebbe provvidenziale per i posti di lavoro.

No si fermano mai, nemmeno le nostre imprese. Quelle che andranno in aprile al Salone del Mobile, mostrano fiducia e coraggio come nella loro lotta quotidiana. Hanno investito su ciò che occorreva per mantenere e aumentare l’eccellenza, hanno creduto nei dipendenti a fianco ogni giorno, hanno tracciato la strada verso altri mercati. C’è anche chi si è trovato alle prese con scelte difficili, come accade di questi tempi più che mai, ma non si è lasciato andare e dimostra di guardare avanti anche così.

Sono tanti raggi, così diversi in apparenza se guardiamo alle dimensioni delle aziende. Ma la luce portata è la stessa e determinante. In fondo, il miracolo del Salone del Mobile è proprio questo e in effetti Expo potrebbe trarne una lezione importante, un incoraggiamento in extremis.

È vero che siamo al rush finale e il presidente dell’evento del 2015 Diana Bracco ancora martedì a MilanoUnica (altro luogo dove Como sa offrire il meglio dei suoi colori e della sua determinazione) ha voluto rassicurare sui preparativi.

Tuttavia siamo in Italia, ritardatari cronici (così facciamo contenti gli svizzeri), e in Lombardia si respira il timore di arrivare al traguardo con qualche pezzo mancante del puzzle.

Il Salone del Mobile, vetrina che si fa apprezzare in tutto il mondo, suggerisce la strada: lasciate fare alle aziende. Non scaricando tutto su di loro, chiaramente, ma permettendo al nostro tessuto produttivo di mettere in campo il meglio, non infilando davanti assurdi ostacoli e lacci di varia natura, offrendo piuttosto ogni tipo di servizio a chi espone e a chi deve arrivare.

Creando un sistema, parola che va così di moda e ieri è stata pronunciata ripetutamente, ma che in altre partite è assente in modo drammatico se si esamina la realtà.

La luce è di tutti, e tutti meritano di riceverne altrettanta. O almeno di non vedere folli tentativi di spegnerla da parte della politica. Chissà quando questa imparerà che la vetrina di cui va tanto fiera quando gira il mondo, brilla soltanto grazie a quei raggi, spesso piccolissimi e bistrattati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA