Lasciamo il torpore
e corriamo al sepolcro

L’umanità intera dovrebbe oggi sperimentare una grande gioia: quella che deriva dalla certezza che Cristo, avendo speso la vita in una costante fedeltà al Padre e ai suoi amici, è morto per amore, realizzando il pieno e totale dono di sé; ed ha così vinto il male e la morte. È risorto!

Già: perché dovremmo sapere che tutto il male presente nel mondo, nella storia dei singoli e dei popoli, deriva da un’originale infedeltà alla proposta di felicità e di vita piena che ci fu fatta e continuamente c’è ricordata da Uno che non vuol altro se non che siamo felici, che viviamo una vita vera, e l’abbiamo in abbondanza.

E invece noi (e non solo Adamo ed Eva, ma tu ed io!) abbiamo fatto altre scelte. Ci siamo fidati di altre insinuazioni e proposte, preferendo alla voce di un Padre quella di un serpente!

Ciò che viviamo e celebriamo nel giorno di Pasqua non è una commemorazione di cose antiche, ma è un’esperienza vera, concreta, attuale. Siamo testimoni del “formidabile duello fra la Vita e la Morte” che si svolge oggi nella nostra esperienza personale e comunitaria. Al termine di tale scontro titanico, il Signore della Vita, proprio perché morto per amore, come dice un famoso testo della liturgia di Pasqua, “regna, vivo!”.

Nel drammatico incontro fra il peccato e la misericordia divina, Cristo assume su di sé la fragilità dei nostri peccati per donarci la vera vita. “L’esperienza di essere salvati da Lui – ci dice Papa Francesco – ci spinge ad amarlo sempre di più. Che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? … Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida”. (Evangelii Gaudium, 264).

Credere non è semplice e la fede non è un comodo rifugio. Ci vuole coraggio per essere cristiani! Pensiamo alle donne e agli uomini che sono perseguitati, nel mondo, a causa del Vangelo. Pensiamo ai nostri missionari fidei donum in Camerun, impegnanti nell’opera di evangelizzazione e di promozione umana, in giorni carichi di minacce. Fra le molte intenzioni di preghiera che rivolgiamo al Padre, portiamo nel cuore anche loro (don Corrado, don Alessandro, Alda, Brunetta, Laura) insieme ai sacerdoti missionari della diocesi di Vicenza e alla suora canadese, rapiti nel territorio della Chiesa sorella di Maroua-Mokolo, sui quali ancora non abbiamo notizie precise.

Scuotiamoci dal torpore che ci assopisce e corriamo al sepolcro per vedere la vittoria della Croce e annunciare al mondo lo scandalo di un Dio che si è donato gratuitamente per noi, scegliendo la strada dell’amore al posto del potere, della misericordia anziché della condanna, della fraternità e del servizio piuttosto che della distanza e della pretesa di farsi servire.

Auguro a ciascuno di voi che questa Santa Pasqua doni conforto, consolazione, e, soprattutto, scaldi il cuore e illumini lo sguardo perché - come ogni giorno fa Dio con noi - impariamo ad amare anche coloro che non lo meriterebbero e sappiamo farci vicini alle molte sofferenze e fatiche di fratelli e sorelle che la nostra società mette ai margini come scomodi rifiuti. È proprio Papa Francesco che ci ricorda che ormai l’esclusione sociale non produce solo degli sfruttati, ma dei veri e propri “rifiuti” umani (Evangelii Gaudium, 53).

L’annuncio della Pasqua renda sollecito il desiderio di alimentare l’amicizia, la familiarità con Gesù. Una relazione che si costruisce con l’ascolto della sua Parola. Leggete il Vangelo! Ogni giorno fatelo oggetto di attenzione e di preghiera. Mi sento sostenuto e confermato da Papa Francesco, che non ci fa mancare l’invito affinché la Buona Novella sia conosciuta, interiorizzata e trasformata in gesti concreti, e rinnovati stili di vita.

La “Gioia del Vangelo” – l’Esortazione Apostolica citata - è linfa per la nostra fede e sarà il punto di riferimento per il cammino della nostra Chiesa. Fra pochi giorni duecento persone, laici, religiosi e sacerdoti, in rappresentanza di tutta la diocesi, si confronteranno per suggerire il modo di orientare le attività pastorali con le esortazioni di Papa Francesco.

Nella nostra diocesi la fede è ancora diffusa e vivace, ma è un fuoco che va alimentato con nuovo combustibile, senza paura. Perché non si trasformi in tiepida e inutile cenere. E va fondato sulla verità che la Pasqua ci dona.

+ Vescovo di Como

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