le divisioni nei 5 stelle
Un assist per renzi

A Treviso Matteo Renzi ha messo a segno uno dei suoi colpi d’immagine: non si era mai visto un presidente del Consiglio appena insediato, osservano industriali di primo piano come Luciano Benetton e Mario Moretti Polegato , ascoltare studenti ed imprenditori prendendo appunti sui loro problemi.

Un modo per ribadire la vicinanza con il territorio, nel più puro stile «sindaco d’Italia» e soprattutto per sottolineare la rottura rispetto ai governi precedenti, spesso vissuti dall’ opinione pubblica come squadre lontane dai problemi della gente comune. Naturalmente nessuno pensa che il Rottamatore abbia la bacchetta magica, ma è significativo l’invito che giunge un pò da tutti di lasciarlo lavorare. La «luna di miele» dei primi 100 giorni stavolta potrebbe avere esiti diversi se davvero il neopremier riuscirà a mettere in pista entro la fine di giugno alcuni provvedimenti chiave come il taglio del costo del lavoro e l’approvazione dell’Italicum.

Renzi ha ribadito il suo impegno per il rilancio dell’ edilizia scolastica e per una nuova stagione della scuola italiana, seguendo le direttrici del suo discorso sulla fiducia. Ma ha lanciato anche un messaggio implicito all’Europa, annunciando di volersi presentare al vertice con Angela Merkel di metà marzo con in mano il suo «Jobs Act» Dal momento che si tratta di una riforma strutturale che avrà un costo non indifferente, l’impressione è che il segretario del Pd voglia già in quell’ occasione sottoporre alla Cancelliera tedesca un piano politico il cui fulcro è la revisione della filosofia del rigore e degli asfissianti vincoli dell’euroburocrazia di Bruxelles.

Insomma, Renzi prosegue nelle accelerazioni perché il tempo è decisivo per la credibilità del suo programma. E sembra non preoccuparsi delle spine del doppio incarico: nelle retrovie del Pd infatti si agitano i malumori della minoranza di sinistra, insoddisfatta del taglio «berlusconiano» che stanno prendendo le cose.

Pippo Civati, per esempio, non esclude di dare vita prima o poi ad un «nuovo centrosinistra» speculare al nuovo centrodestra di Alfano. L’ipotesi è piuttosto la nascita di una «rete» parlamentare non pregiudizialmente ostile al segretario-premier, ma comunque «coscienza critica» sul merito dei provvedimenti che verranno discussi.

Non è detto che si tratti di uno svantaggio per Renzi. Lo psicodramma in atto nel Movimento 5 Stelle apre infatti alla maggioranza nuove opportunità. L’espulsione dei quattro senatori «dissidenti» è infatti qualcosa di diverso rispetto a quelle che l’hanno preceduta: stavolta la rete si è spaccata sulla decisione da assumere , e il M5S è sembrato per la prima volta sull’ orlo di una vera e propria scissione.

In parte è una conseguenza dell’effetto Renzi. I tentativi di dialogo del premier e la sua linea innovativa hanno aperto una crepa, con una parte dei 5 stelle che pensa che ci si dovrebbe confrontare viste le novità messe in campo dal rottamatore. Come che sia, il M5S incassa un brutto colpo proprio mentre è in campo il suo concorrente più pericoloso, un giovane premier dal pragmatismo anglosassone: la linea del «pochi ma buoni» potrebbe non essere sufficiente ad arginare gli smottamenti.

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