Le luci spente
nella città di Volta

Clic. La luce si è spenta dieci giorni fa e nell’area dei giardini a lago, l’area verde più bella e frequentata della città, è calato il buio. Buio pesto tanto che persino gli sportivi, il popolo dello jogging che esce anche d’inverno, rischiano di inciampare e cadere malamente tra le pietre sconnesse della passeggiata e della diga foranea.

La rete è vecchia e malandata, il Comune assicura che Enel sta lavorando... il solito bla bla. Ci toccherà, pare, portare pazienza almeno per qualche giorno. Ma, certo, questa vicenda è un piccolo paradosso nella città che ha dato i natali ad Alessandro Volta e e che si prepara al primo festival della luce. A Como, per dirla altrimenti, tutto ci si potrebbe aspettare ma rimanere al buio ha davvero il sapore di una beffa. Passi la pavimentazione stradale a pezzi, passi l’incuria del verde pubblico. Ma almeno sulla luce no, beh vista la tradizione che abbiamo alle spalle, lì è legittima l’aspettativa che tutto funzioni a regola d’arte. Certo, molti comaschi hanno con il tempo imparato a fare spallucce, ormai, ai guasti, ci abbiamo in qualche modo fatto l’abitudine.

I guasti all’illuminazione pubblica sono molto frequenti. In questi giorni sono al buio i giardini ma anche la centralissima via Gallio dove - coincidenza che amareggia - l’altra sera una donna è stata aggredita. Ma problemi si stanno verificando anche in altre zone della città. Ed è sempre la stessa storia con i cittadini che, non di rado, non si prendono nemmeno più la briga di prendere il telefono e segnalare il guasto.

Sulla stessa procedura di segnalazione si potrebbe fare un piccolo trattato su tutto ciò che non si dovrebbe fare per semplificare la vita ai cittadini. Già perché una volta bastava comporre il centralino municipale e farsi passare la polizia locale o al più l’ufficio tecnico. Oggi è tutto maledettamente più difficile. Chi vuole prendersi la briga di fare l’uomo della strada ligio al dovere, deve rivolgersi a un numero verde dell’impresa appaltatrice e, se vuole fare le cose per bene, avere pure l’accortezza di segnalare il numero di matricola (sì anche i punti luce hanno il loro bel numerino, come il codice a barre dei prodotti del supermercato) riportato alla base di ogni lampione. Il tutto, pare, sia stato pensato per ottimizzare la manutenzione riducendo il tempo tra segnalazione e intervento di riparazione. Va veramente così? L’esperienza in città insegna che la realtà è molto diversa. Cambia il volto degli amministratori, cambia il colore delle maggioranze di governo ma il dato finale è sempre lo stesso.

Con i cittadini che, beffa nella beffa, hanno sempre più strumenti, perlomeno sulla carta, per farsi sentire e far valere la propria voce ma in concreto si trovano di fronte un interlocutore il più delle volte sordo o in ogni caso non all’altezza della situazione. Si tratta di un’analisi che semplifica una questione amministrativa a dir poco intricata. Le reti dell’illuminazione pubblica cittadina, diversamente dalla situazione di molti altri Comuni, sono di Enel. L’amministrazione cittadina coltiva da anni l’obiettivo di averne la proprietà ma la trattativa non decolla.

E il risultato è quello che abbiamo davanti agli occhi: una rincorsa continua per mettere una pezza lì dove servirebbero interventi importanti di razionalizzazione e ammodernamento. Soldi non ce ne sono e allora è meglio portare pazienza. Passo più cauto per gli appassionati dello jogging e occhi chiusi per i romantici a passeggio sul lungolago.

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