L’Italia scopre
il fascino del Ppe

Nel centrodestra sono maturate all’ improvviso alcune decisive novità: la prima è che Silvio Berlusconi non sembra avere più la maggioranza del gruppo al Senato; la seconda, e più importante, il fatto che il suo “delfino’’, Angelino Alfano, si presenta ormai come il nuovo potenziale leader dei moderati, tanto da essere riuscito a stupire un po’ tutti imponendo allo stremato Cavaliere una sorta di ultimatum: quello della scelta tra la fiducia al governo Letta e la scissione. In fondo il vicepremier è sempre segretario del Pdl e potrebbe lasciare al loro destino gli ’’estremisti’’ riuniti in una Forza Italia a trazione esclusivamente berlusconiana (di qui le voci di una ’’discesa in campo’’ di Marina Berlusconi). Un capovolgimento copernicano, reso possibile dalla fuga in avanti di un capo accecato dall’oltranzismo anche di fronte ai dati drammatici che provengono dal fronte economico. Ma nel quale sembra aver giocato un ruolo la regia di Gianni Letta, preoccupato della tenuta di tutto il sistema istituzionale e anche il peso di tutto il mondo cattolico radunato dietro al ministro Maurizio Lupi.

L’offensiva di Alfano, tra l’altro, ha coinciso con quella dei centristi e di Luca Cordero di Montezemolo il quale ha sollecitato i giovani del Pdl a prendere atto della fine del partito personale.

Naturalmente è tutto in divenire e i colpi di coda sono da mettere nel conto. Ma il tourbillon d’incontri tenuti a palazzo Chigi da Enrico Letta (con Alfano, Gianni Letta, i ministri del Pdl, Renzi, Cuperlo) dimostrano che c’è un ampio schieramento di forze che non intende rassegnarsi ad una nuova grande crisi economica: come hanno fatto sapere da Bruxelles, l’Italia rischia di trascinare con sé tutta l’Europa, soprattutto in un momento in cui anche negli Stati Uniti si vive il rischio del default federale. Il vero interrogativo è se Berlusconi accetterà la sconfitta, dunque di fare un passo indietro, o si rinchiuderà nella sua ridotta con i fedelissimi. Tra le due ipotesi c’è una grande differenza per il governo: se il premier ottiene una fiducia ’’depurata’’ del peso berlusconiano, può aprire una fase davvero nuova, in caso contrario le sorprese saranno sempre dietro l’angolo.

Letta, stilando una pace fredda con Matteo Renzi, ne ha di fatto riconosciuto il ruolo chiave nell’attuale fase politica. Se il governo otterrà la fiducia, il sindaco di Firenze sarà probabilmente segretario e spetterà a lui garantire la tenuta parlamentare di un esecutivo comunque ferito dalla vicenda delle dimissioni dei parlamentari e dei ministri Pdl. Ciò però significa per Renzi rivedere tutta la sua strategia perché quello che nascerà sarà comunque un governo del presidente, con l’orizzonte minimo di tutto il 2014.

Ma è chiaro che per ora si naviga a vista. Tutti si sono resi conto della drammaticità del passaggio e nessuno sa ancora dire che tipo di scenario si potrebbe prospettare in una situazione nella quale per la prima volta un Berlusconi emarginato ai servizi sociali o agli arresti domiciliari non potrebbe più svolgere il ruolo di dominus. Un fatto è certo: il centrosinistra, con due volti giovani come quelli di Letta e di Renzi, è in vantaggio. Il centrodestra sta provando per la prima volta ad emanciparsi dall’anziano leader e a lanciare una sfida nuova sotto l’ombrello del Ppe e forse dello stesso Quirinale.

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