“L’Ordine” inizio
del nostro viaggio

Intendiamoci, si può anche non viaggiare e diventare una delle più grandi poetesse di ogni tempo, qual è Emily Dickinson, che secondo l’amico Thomas Higginson, «non usciva mai dal giardino di suo padre».

Ma, in realtà, anche la Dickinson viaggiava, attraverso libri, giornali e riviste di cui amava circondarsi. E allora vi annunciamo il numero “speciale viaggio” de “L’Ordine”, che troverete domani in edicola con “La Provincia”, con i versi della non viaggiatrice per eccellenza: «Non c’è Vascello che eguagli un Libro / Per portarci in Terre lontane / Né Corsieri che eguaglino una Pagina / Di scalpitante Poesia - / È un Viaggio che anche il più povero può fare / senza paura di Pedaggio - / Tanto frugale è il Carro / Che porta l’Anima dell’Uomo».

Già, il viaggio, ai tempi della Dickinson, era un privilegio per pochi, ma oggi non è più così e ne avrete la prova proprio leggendo “L’Ordine”. E comunque, i privilegiati che hanno saputo cogliere l’opportunità di viaggiare, mossi dalla curiosità e guidati dall’apertura al prossimo, hanno fatto grandi cose. Perché un viaggio pensato e vissuto con consapevolezza porta sempre con sé un arricchimento della conoscenza. Anche quelli, piccoli o grandi che siano, programmati da molti di noi per le vacanze estive.

Si pensi a due viaggiatori comaschi che 240 anni fa partirono dalla città lariana per visitare Svizzera, Alsazia e Savoia. Erano Giambattista Giovio e Alessandro Volta, certamente degli aristocratici privilegiati, ma che il loro viaggio lo avevano programmato bene, tanto da chiedere il sostegno del governo austriaco, cui allora sottostava la Lombardia, perché quel loro peregrinare non era solo per diletto ma aveva degli obiettivi scientifici.

Da quel viaggio del 1777, il primo di molti, Volta portò a casa un’altra scoperta, solo all’apparenza più banale, quella delle patate, fino ad allora mai coltivate in Lombardia. Gliele aveva espressamente chieste l’amica botanica Teresa Ciceri, che era arrivata a cucirgli bigliettini nelle camicie affinché non se ne dimenticasse: «Ricordati le patate». E con quelle la stessa Ciceri, che per prima le fece coltivare nei suoi appezzamenti di Camnago, cambiò la vita di migliaia di contadini, costretti a rimanere a casa “per nascita”, o al limite a viaggiare per emigrare, e si meritò un encomio della Società patriottica di Milano.

Per chi abita a Como o in Valtellina e Valchiavenna il viaggio è parte della propria identità e di quella dei nostri territori: terre di frontiera, porte d’Europa, caratterizzate da una bellezza capace di attrarre viaggiatori da tutto il mondo. Su “L’Ordine” di domani troverete una testimonianza autografa di Arthur Rimbaud, di cui l’editore Nino Aragno ci ha permesso di pubblicare la lettera nella quale descrive il viaggio dalla Francia a Genova per raggiungere, da lì, l’Africa. La Viamala dello Spluga e il lago di Como sono tra i paesaggi che il poeta trova più belli (ormai ex poeta, in verità: a vent’anni aveva già smesso di scrivere, poi si mise in viaggio per cercare se stesso. E non si trovò). Altra testimonianza notevole è quella di Edith Wharton, che al contrario della conterranea Dickinson investiva i soldi di famiglia in continui viaggi, alla ricerca anche di mete non scontate: alla Valtellina, descritta come un paradiso terrestre, dedica intere pagine, da poco tornate in libreria e commentate per noi da Fulvio Panzeri.

Il viaggio, dicevamo, è una forma importante di conoscenza: lo scrittore Sergio Marzorati ha scritto per “L’Ordine” la sua “spedizione” in Russia per visitare i luoghi di uno degli autori da lui più amati, Tolstoj. In particolare la sua casa, perché non c’è come visitare le case dei creativi per capire meglio la loro opera e, se si è predisposti, assorbire un po’ della loro visionarietà. Lo sa bene il premio Nobel Bob Dylan sorpreso per ben due volte a visitare, sotto mentite spoglie, le case di John Lennon e Neil Young.

Il viaggio è anche memoria e testimonianza: dall’archivio de “L’Ordine” vi proponiamo un reportage del 1973 in Afghanistan, prima che i talebani distruggessero (nel 2001) le colossali statue di Buddha. Da alcuni viaggi sono derivati importanti progressi nella storia dell’umanità. Capita quando si scoprono luoghi ignoti . Anzi, ormai non capita più, ché ogni angolo della terra si può vedere sul web prima di partire. Uno degli ultimi ad aver fatto questa esperienza di viaggiare in terre incognite fu, negli anni Dieci del Novecento il salesiano Alberto Maria De Agostini: mappò per primo l’intera Patagonia e lavorò per tanti anni con gli indigeni, senza forzarli a mutare costumi, cosa che invece molti altri, anche confratelli, hanno fatto, finendo per causarne l’estinzione. Il suo pronipote Giovanni De Agostini Jr., ultimo erede della celebre famiglia di cartografi, ha ripercorso la rotta del prozio per realizzare un film e ce la racconta mettendo a disposizione anche straordinarie fotografie.

Oggi è cambiato molto nel modo di viaggiare e nell’accessibiltà al viaggio da parte di fasce più ampie della popolazione. Eppure i grandi viaggi, che attraversano il mondo e durano mesi, sono considerati ancora un privilegio per pochi. Smentisce questa teoria Erica Cazzaniga, 28enne ex studentessa di Mediazione linguistica all’Università dell’Insubria, che grazie alla “democrazia telematica” (e a un non comune spirito d’avventura), è riuscita a viaggiare per 10 mesi , percorrendo in bicicletta la Via della Seta da Pechino alla natia Brianza, utilizzando i siti di couchsurfing per trovare ospitalità, spesso in cambio dei lavori più vari.

E voi dove andrete quest’estate? Se non potete viaggiare con il corpo, fatelo, come la Dickinson, con la mente. Leggendo. In ogni caso, considerate “L’Ordine” di domani l’inizio di un viaggio.

L’Ordine in omaggio con La Provincia, ogni domenica

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