Ora Grillo scende
a patti con Renzi

Cosa rende convincente un leader? La capacità decisionale , il far seguire alle parole i fatti. La prova di forza di Matteo Renzi con i dissidenti del PD rende chiaro che il 40,8% ottenuto alle elezioni non è una delega a mediare ma ad agire.

Il Paese attende. E si badi bene non solo gli elettori democratici. Per la prima volta nella storia repubblicana le attese sono bipartisan e l’esecutivo è percepito come il governo di tutti. La sensazione che guida l’opinione pubblica è che se fallisce Renzi cadiamo tutti. La forza della disperazione ed al contempo
della speranza guida la lenta risalita dell’Italia dalla più grande crisi del dopoguerra. Da qui nasce l’isolamento che ha accompagnato il gesto dei 14 dissidenti democratici. Insensibili al sentire dell’opinione pubblica non hanno capito che è finito il tempo dei distinguo, la gente vuole fatti. Magari imperfetti e migliorabili ma che liberino il Paese dalla morta gora dell’indecisionismo. La politica si trova sotto scacco, questa è la novità, e gli elettori diventano protagonisti della vita pubblica. Votano e controllano . E non perché sia stato eliminato il clientelismo.

Lo scambio del voto per un favore ha segnato un’intera stagione politica . Adesso non è più praticabile, non ci sono più fondi e intere fasce di elettori se ne son fatti una ragione. E’ cambiato il vento nel Paese e la protesta, con Renzi, ha trovato la via istituzionale per esprimersi. Anche in casa Cinque Stelle se ne sono accorti e hanno cominciato a riflettere sui nuovi rapporti di forza. Decine di deputati ansiosi di cambiare sono stati buttati allo sbaraglio da Grillo e Casaleggio con occupazioni delle aule parlamentari e minacce personali alla presidente della camera . I risultati si sono visti alle elezioni europee. Da qui la svolta: trattare e parlare di riforme non solo sui blog ma con fatti di governo.

Grillo ieri è venuto a patti : ha chiesto a Renzi di confrontarsi sulla riforma elettorale. Per il comico, leader della protesta, il M5S ha una legge” elettorale “approvata dai suoi iscritti” e Renzi “è stato legittimato da un voto popolare e non a maggioranza dai soli voti della direzione del Pd. Quindi qualcosa, anzi molto, è cambiato”. La verità è che anche il comico genovese ha dovuto prendere atto che la protesta fine a se stessa è l’esatto pendant della trattative parlamentare condotta all’esasperazione . I parlamentaristi dello sfinimento e i protestatari del no a tutto e tutti hanno una cosa in comune: non portano a risultati. E quando l’elettore è vigile e attento perché ,con la crisi che lo attanaglia ,non può farne a meno anche il politico deve muoversi. Una vittoria in più per il presidente del consiglio che adesso può gestire le riforme con un maggiore spazio di manovra ed essere meno esposto ai ricatti dei franchi tiratori .

Matteo Renzi non ha fondato nulla, si è presentato alle primarie e poi e alle elezioni europee. E le ha vinte. Adesso deve governare cioè decidere. Dopo quasi cinquant’anni il sessantotto sta finendo. L’idea che tutti devono dire di tutto salvo poi dimenticarsi di fare è una versione anarchica della democrazia . La democrazia , quella vera, decide non chiacchiera.

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