Quando l’inerzia
presenta il conto

Quanto ci costa la burocrazia? Agli italiani, in generale, tantissimo. Ai comaschi, se si può, ancora di più. Da qualche giorno raccontiamo della vicenda paradossale di bar e negozi dell’ospedale Sant’Anna chiusi per una catena di lungaggini nonostante il disagio causato ai pazienti e le ripercussioni su imprenditori e dipendenti, ora l’ultima sull’asfaltatura delle strade cittadine parzialmente rinviata al 2016 nonostante l’intervento sia finanziato da più di un anno.

Sì, perché perlomeno questa volta, non si può prendersela con la politica: il bilancio è stato approvato nel mese di luglio inoltrato ma la circostanza non ha determinato i ritardi. Il motivo è semplice: si tratta di opere previste dal preventivo 2014. Gli uffici hanno in sostanza avuto tutto il tempo necessario per poter dare seguito al cantiere. Fa pensare in una città come la nostra dove - correva l’anno 1899 - in poche settimane furono ricostruiti in poche settimane i 15 mila metri quadrati dell’esposizione internazionale nell’area a lago.

Il vero fattore critico nella vicenda asfalti è stata la lentezza degli uffici nella gestione concreta dell’appalto. Risultato, i lavori saranno fatti in buona parte il prossimo anno perché ora, con il freddo alle porte, intervenire di notte può diventare un azzardo e risulta più saggio fare tutto più in là nel tempo.

Si tratta di una vera e propria beffa. Lo stato delle strade comasche è quello che è, lo scorso anno è stato fatto poco o nulla, era quindi più che naturale l’aspettativa che questa fosse la volta buona per rimediare perlomeno alle situazioni più compromesse.

Speranza vana perché il grosso dei cantieri verrà spostato in primavera e quel poco che si farà nelle prossime settimane avrà tali e inevitabili ripercussioni sulla viabilità che tutto sommato, sì forse tutto sommato meglio le buche per un altro inverno che giornate in coda e il traffico della convalle semi paralizzato. Ma non si poteva provvedere prima? Già, non si poteva asfaltare a luglio, magari durante alcune di quelle caldissime serate della scorsa estate? Vero, Como ormai non si svuota più nemmeno in piena estate (anzi si riempie di stranieri) ma certo l’impatto sulla vita cittadina sarebbe stato notevolmente più basso di quanto lo sarà tra autunno e la prossima primavera.

I burocrati dettano i tempi, vanno a rilento, e non pagano mai. Anzi, passano all’incasso perché è raro, anzi rarissimo, il caso di un dirigente pubblico che non venga premiato quando si tratta di distribuire i cosiddetti premi di risultato.

Del resto ciò che appare ragionevole al buon senso, non lo è agli occhi della burocrazia, sia essa comunale o statale, che ha tempi e logiche tutte sue. Il problema, se si alza lo sguardo a una prospettiva superiore, è molto serio. In Italia tale è l’arretrato che bisogna riformare più o meno tutto. Le istituzioni, la scuola, la giustizia, il lavoro. Ma non solo, il Centro studi di Confindustria ha calcolato che la se la Pubblica amministrazione riducesse la sua inefficienza dell’1%, ci sarebbe un aumento del pil procapite dello 0,9 per cento. Non solo: le aziende a partecipazione estera aumenterebbero gli addetti dello 0,2% rispetto al totale degli occupati del settore privato.

Cambiare le regole della burocrazia – pretendere un diverso modo di pensare è impresa vana – è la madre di tutte le riforme. Anche a Como, dove vorremmo che le strade venissero asfaltate tra luglio e agosto.

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