Quando lo Stato
sa essere umano

Se si potesse stilare la classifica delle frasi più pronunciate o teletrasmesse di questi tempi, l’affermazione «Lo Stato è assente» sarebbe perennemente in zona medaglia. Un motivo c’è. Anzi, ve ne sono centinaia di motivi, ed è difficile affermare che solo uno di questi non sia fondato.

Non v’è campo della vita civile in cui non si possa lamentare l’assenza dello Stato in una delle sue centinaia di declinazioni, romane o decentrate: c’è un alluvione e giustamente si accusa l’assenza di interventi a tutela del territorio, ci sono persone, aziende, intere fette del nostro Paese minacciate dalla malavita e si denuncia la latitanza di chi dovrebbe garantire la legalità; ci sono persone che muoiono per rifiuti tossici o industrie fuorilegge senza che nessuno si muova per tempo, nonostante allarmi circostanziati e ripetuti . Ancora, ci sono aziende in affanno e si lamenta la mancanza atavica di infrastrutture o di politiche per il lavoro al passo con i tempi, ci sono decine di abitazioni svaligiate dai ladri e si urla all’abbandono cui sono lasciati i cittadini, insicuri anche in casa loro. L’elenco potrebbe proseguire a lungo.

In tutte le cose generalizzare è sbagliato, sempre, e la cronaca locale oggi ce ne offre la conferma. Lo fa con due piccole notizie che sono due raggi di speranza, ancor più incoraggianti perchè arrivano da quello stesso Stato troppo spesso assente. Sia chiaro, il messaggio non giunge dai ministeri, dagli Alti Funzionari (stra)pagati per obiettare ai sensi dell’articolo x della legge y, né proviene dai quei Tecnici Prestati alla Politica che stanno più al telefono che non alla scrivania.

No, il segnale arriva dal basso, e l’aggettivo è in senso tutt’altro che spregiativo.Arriva da due piccoli Comuni che pure con mezzi limitati, ma con molto buon senso, si stanno prodigando laddove i rami più spessi dell’albero statale manco penserebbero di arrivare. A Binago, poco più di quattromila abitanti, il sindaco convocherà uno per uno i dipendenti della Sisme di Olgiate che rischiano il posto e che vivono in paese. Li convocherà per chiedere loro qual è la situazione familiare e per poter venire loro incontro dove èpossibile: con la retta dell’asilo, dello scuolabus o della mensa, ad esempio. Certo, poche decine di euro al mese non rimediano al trauma della perdita di un posto né aiutano a ritrovarlo, un lavoro. Però il gesto del sindaco è un gesto di vicinanza, oserei dire di affetto, di quelli che aiutano a tirare avanti, a non sentirsi sempre e perennemente soli contro tutti, contro lo “Stato assente”.

C’è un’altra scelta che aiuta a smentire l’assenza dello Stato, ed è quella del Comune di Arosio che ha investito una piccola parte del suo bilancio per consentire a chi ha più bisogno di comprare il pane o i generi di prima necessità. Tanto che a qualcuno ha fatto tornare alla memoria le tessere annonarie del tempo di guerra. Uno sforzo piccolo ma significativo, mirato a soddisfare un bisogno fondamentale. E ancor più bello perché parte della somma è stata donata dalla Pro Loco, che ha anteposto alla salamella e al ballo liscio per tutti il bisogno primario di pochi. ma bisognosi.

Due segnali positivi, che arrivano dallo stesso “Stato assente” al quale rivolgiamo i nostri improperi. E’ la conferma che generalizzare è davvero un gran brutto esercizio. E che anche lo Stato può avere un volto umano perchè, in fondo, lo Stato siamo noi.

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