Quei minori al gelo
non sono burocrazia

Ci commuovono quando sono storie e fotografia. Quando li vediamo impolverati e piangenti immortalati sul giornale o in qualche post strappalacrime dalle mille condivisioni su facebook. O, peggio ancora, stesi a pancia in giù su un’anonima spiaggia, spogliati della vita dalle onde del mare. Poi arrivano. E le foto lasciano il posto a persone in carne e ossa. Ragazzini dell’età dei nostri figli spersi impauriti e soli in terra straniera. E la commozione si fa burocrazia. L’ennesima polemica sulla gestione dei cosiddetti “minori non accompagnati”, ovvero migranti anche di soli 13 anni abbandonati a loro stessi in un viaggio della speranza che ha il sapore di un incubo, riguarda il ping pong di responsabilità tra amministratori locali. Come anche la sostanziale assenza dello Stato, che ha realizzato un costosissimo sistema di accoglienza capace solo in minima parte di gestire l’emergenza.

Prendiamo il caso Como. Da settimane non passa notte senza che i volontari - valore aggiunto di cui si sottovaluta troppo spesso l’importanza - non prestino soccorso a 30, 40, anche 60 persone che senza di loro sarebbero costrette a dormire all’aperto, a zero gradi. Tra queste, sempre, anche bambini (con i genitori) e ragazzini minorenni (non accompagnati). I volontari, sui social network, hanno lanciato da giorni l’hashtag #accoglienzafredda, un gioco di parole per denunciare come - al di là dei proclami - l’emergenza è tutto tranne che finita e la sua gestione regge solo ed esclusivamente per l’impegno di chi non gira la testa dall’altra parte.

Ma se nel caso degli adulti, per quanto comunque inaccettabile, una situazione simile si potrebbe anche digerire, quando di mezzo ci sono minorenni la musica cambia. Meglio: dovrebbe cambiare. Anche se così non è.

E così succede che un ragazzino di soli 15 anni, ospitato da solo nel centro di via Regina - centro che avrà anche avuto il merito di risolvere l’emergenza di questa estate, con l’accampamento nei giardini della stazione, ma che tutto è tranne che un centro adatto ad accogliere minorenni - tenti di impiccarsi all’interno di un container. È stato salvato, ora sta - fisicamente - bene, ma il problema è sempre lì. E nessuno l’ha risolto.

La questione migranti è il grosso tema di questi anni. Guerre , fame, condizioni di vita inaccettabili hanno spinto interi popoli verso una terra promessa impreparata ad accoglierli dove l’egoismo ha avuto il sopravvento. Egoismo di Stati “amici” che ben volentieri lasciano che del problema se ne occupi l’Italia, egoismo di vicini di casa che ben volentieri spalancano le porte ai soldi sporchi per chiuderle in faccia a chi invece avrebbe bisogno di aiuto, egoismo di politici che considerano poco popolare esporsi per risolvere la situazione.

Ma mentre la burocrazia prende il sopravvento sulla commozione da tastiera, anche questa notte qualche minorenne sarà trovato vagare al gelo in cerca di un rifugio.

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