Se l’Expo per Como
è solo l’infopoint

Como non sarà nel Padiglione Italia dell’Expo a Milano. Ci stava pensando da tanto tempo, ieri ha deciso. Si resta a casa. Per la precisione non si va con uno spazio proprio, forse si porteranno singoli eventi e iniziative. L’assessore al commercio e attività produttive Gisella Introzzi non ha dubbi.

«Uno stand del Comune di Como a Padiglione Italia? Per carità - ha detto ieri - non se ne parla, non abbiamo nessuna intenzione di affittare uno spazio per Expo 2015». Una scelta, condivisibile o no, ma che non spetta ad altri se non al Comune prendere. Ma la questione non è “solo” questa, che già di per sè suona un po’ strana perché, tra maneggioni e intrallazzotori sembra che tantissimi stiano, e da tanto tempo, sgomitando per poter appoggiare almeno un piede all’Expo e mettersi in vetrina davanti al mondo. Como no. Si sta a casa? Bella domanda, verrebbe da dire che se non si va si sta a casa, e invece non è così logica la vicenda. E se lo è finora nessuno è in grado di spiegarla bene bene, in modo elementare affinchè tutti capiscano.

La morale è che non si va a Milano, ma non si resta a casa. Dunque l’impressione è che le idee che si sarebbero dovute non solo avere, ma aver messo sul tavolo almeno un anno fa, non ci siano. La Introzzi dice che è perfettamente inutile avere uno spazio speciale all’Expo perché si finirebbe in un calderone pieno di città indistinguibili una dall’altra e che visto che ormai mancano solo sei mesi all’Expo si potrà, a dir tanto organizzare qualche evento e qualche infopoint. Infopoint? All’Expo arriva il mondo e Como porta in dono al mondo se stessa dentro un infopoint?

E qualche evento? Quale? Se non c’è più tempo è perché un po’ il tempo non ci aspetta, un po’ perché lo si è lasciato correre.

Però, aggiunge l’assessore, niente paura si troverà il modo di far parlare l’Expo di Como. Anche in questo caso però, sul come c’è silenzio. Al monito di Roberto Maroni - che domenica aveva invitato la città a buttare sul tappeto le idee e a trovare accordi con altri enti per riuscire a usare un po’ (300-350mila euro) dei 10 milioni che la Regione destina alla Lombardia per l’esposizione mondiale - la Introzzi risponde che il governatore non è stato molto chiaro su cosa si aspetta da Como, visto che poi il 2015 è proprio vicino, vicino.

Comunque i 300-350 mila euro sono a bilancio e a qualcosa di Expo serviranno, bisogna solo aver pazienza... Il filo però si ingarbuglia ancora quando Attilio Briccola, che guida il tavolo comasco per l’Expo, invece dice che di idee sugli eventi Como ne ha, eccome.

«Noi ci stiamo muovendo e siamo preparati - ha detto ieri Briccola -. Il Comune di Como presenterà i progetti per il capoluogo e gli altri per il resto della Provincia». Menomale che è così.

Ma se l’assessore dice che ormai è tardi? È proprio il caso di perdere uno spazio all’Expo? Quali sono gli eventi comaschi? Le domande inevase sono sempre le stesse. E pensare che nel 1998 quando ci fu l’Expo a Lisbona Como aveva voluto esserci, eccome.

Il tema allora erano l’acqua e gli oceani. Como ci era andata con un piccolo spazio, nulla di pretenzioso, poco più di un tavolo, ma ci si era accorti che c’era. E si era a Lisbona dove erano stati sicuramente pochi i comaschi in visita, però erano stati tanti gli stranieri che si erano fermati a guardare l’angolino d’acqua di Como e chissà che poi non siano venuti a Como da turisti. Perché allora tanta incertezza ora che l’Expo è a 50 chilometri?

All’Expo di Lisbona erano passati 10 milioni di visitatori.

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