Sicurezza un diritto
che chiede risposte

Metti una sera a cena con il ladro. C’è poco da scherzare perché questo non è un film ma la quotidianità per tantissimi comaschi. Tornare a casa, sorprendere tre ladri che rovistano tra le tue cose e trovarsi un coltello puntato alla gola. Andare al lavoro, come ogni mattina nel tuo negozio ed essere aggrediti e malmenati dai rapinatori. Oppure svegliarsi in piena notte e trovarsi davanti due persone incappucciate. Sono fatti di cronaca ma in realtà sono molto di più. L’elenco è lunghissimo; ogni giorno siamo costretti a raccontare di vite normali che vengono messe a soqquadro. Furti, scippi, rapine e ladri sempre più spavaldi. Agiscono in pieno giorno, senza particolari precauzioni. Colpiscono i più deboli, cittadini normali, magari anziani. Dicevamo che si tratta di qualcosa di ben più grave che semplici fatti di cronaca. E non solo perché sono sempre più numerosi e sempre più impuniti.

Crescono la rabbia e la paura, cresce lo sconforto e la brutta sensazione di essere da soli. La gente lo racconta sempre; dopo un furto la vita cambia. Vieni colpito nel luogo più intimo e più caro che hai, la tua casa. Il luogo per definizione dove tutti ci dovremmo sentire al sicuro. O magari sul luogo di lavoro, nel negozio, nel bar, dove fatichi a tirare la fine del mese. Insomma viene colpita la tua vita. E la rabbia cresce non solo per i quattro soldi o gli oggetti cari che ti portano via. Ma perché non ti senti più al sicuro, ti senti solo. Sai che è successo ma che potrebbe accadere ancora. «Ho sporto denuncia-racconta un uomo preso di mira ieri dai ladri- ma ora ho la tentazione di chiedere il porto d’armi». Una scelta che sarebbe sbagliata, frutto dell’esasperazione. Una scelta che nessuno dovrebbe fare, ma che qualcuno ha fatto. E questo non può che accrescere l’allarme.

Le cronache nazionali raccontano a cosa può portare l’esasperazione. A Roma un intero quartiere ha preso di mira un centro d’accoglienza per profughi: denunciano l’aumento senza controllo di episodi di microcriminalità, si sentono presi di mira e lasciati soli E così non hanno trovato niente di meglio che prendere di mira i più deboli, i più esposti, diventati nemici da mandare via. Gli scontri, violenti, con la polizia sono durati un’intera notte. A Milano c’è chi organizza vere e proprie ronde come i residenti del quartiere Molise Calvairate che hanno dato vita ad un comitato per la legalità e la sicurezza.

Anche in via Repubblica, ad Olgiate Comasco, qualcuno ha invocato l’istituzione di ronde private. Ma poi ha prevalso il buon senso. Hanno preferito chiedere un potenziamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine; più servizi di controllo con l’impiego di più uomini e più mezzi. Questa è la strada giusta ma è anche la più difficile. Il controllo del territorio da sempre è tema di periodiche discussioni e polemiche. Ma l’ultima cosa da fare è gettare la croce addosso alle forze dell’ordine. Come è possibile controllare e rendere sicuro un territorio così vasto come la nostra provincia, con i pochi uomini e i pochi mezzi a disposizione? Praticamente impossibile.

Servono investimenti da parte dello Stato, serve risparmiare su tutto ma non sulla sicurezza dei cittadini. Più uomini, più mezzi, perché solo così si può pensare di vincere una guerra che oggi si sta perdendo.

Lo chiedono i cittadini, gente normale, che la sera torna a casa e tutto si aspetta meno che di trovarsi davanti qualcuno che ha deciso di mettergli a soqquadro la vita.

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