Tangenziale, la politica
batta un colpo

Ora sono stati resi pubblici anche i dati. E questi ultimi ci dicono sostanzialmente due cose. Primo, la conferma che con l’istituzione del pedaggio sulla tangenziale di Como è crollato il numero dei veicoli in transito. Erano più o meno 20mila al giorno a fine ottobre, oggi sono ridotti a 7mila. Lo stesso amministratore delegato di Pedemontana, Massimo Sarmi, ha ammesso in un’intervista a La Provincia di alcune settimane fa che si tratta di un disastro, difficoltà erano prevedibili (oggettivamente complicato pretendere un pedaggio per un tratto di strada così breve) ma nemmeno la società si aspettava un riscontro così basso in termini di traffico. Per la verità la sorpresa è stata soprattutto loro perché il territorio, a tutti i livelli, non ha mai mancato di dire con chiarezza ciò che pensa della strada - inutile sino a quando non verrà prolungata - e dell’obbligo di pagare anche solo per un tragitto di poche centinaia di metri. La protesta, nella forma del boicottaggio, poteva essere una provocazione, di fatto però il popolo degli automobilisti si è via via abituato a evitare il collegamento. E la strada, lì dove aveva un traffico rado, è diventata deserta a ogni ora della giornata.

I dati però, accanto alla fotografia del flop, mettono in evidenza la necessità di cambiare radicalmente strategia. Pedemontana, così perlomeno pare, punta a rendere più agevole il pagamento limitando il gran numero di disservizi che si sono registrati in questi primi mesi. In fase di studio ci sarebbe poi una serie di interventi per fidelizzare gli automobilisti attraverso una massiccia politica di sconti. Scelte ragionevoli ma illusorie. Ora, migliorare i meccanismi di esazione che hanno fatto acqua da ogni parte è un tentativo lodevole ma largamente insufficiente se l’obiettivo è quello di drenare una quota significativa del traffico locale. Con il marketing non si va lontano e lo sconfortante bilancio di questi primi sette mesi dovrebbe convincere la politica – Regione e Governo – che è opportuno riconsiderare la partita dal principio, per i conti di Pedemontana ma soprattutto per il bene di un territorio che ha atteso la tangenziale per mezzo secolo e che ora ha la legittima aspettativa di avere un collegamento capace di ridurre i tempi di spostamento e limitare il numero dei veicoli che gravitano sulla zona sud di Como e sui paesi della cintura. Tocca alla politica e non ai consulenti di Pedemontana riprendere in mano la situazione. A fine gennaio il sindaco Mario Lucini e la presidente della provincia Maria Rita Livio hanno chiesto, nel corso di un incontro a Roma, l’intervento del ministro Delrio. Da quest’ultimo tante belle parole ma, da allora, nulla di concreto. Possibile che siano trascorsi quattro mesi senza un cenno significativo su una questione così importante per il territorio? E i nostri parlamentari cosa fanno? Per quale ragione non intervengono pubblicamente, anche nella forma della protesta, se dal governo continua a non arrivare alcuna concreta disponibilità a rivedere la situazione? Cosa stanno a fare nel cerchio magico del premier se non hanno capacità di incidere in modo efficace per risolvere i problemi delle comunità in cui sono stati eletti?

© RIPRODUZIONE RISERVATA