Tiffany e i gioielli
di Como inarrivabili

Se Tiffany avesse esposto i suoi gioielli in una vetrina senza che il pubblico potesse aprire la porta, entrare, ammirarli da più da vicino, indossarli e magari acquistarli, ci sarebbero state due chiare conseguenze. La prima è che ben pochi o addirittura nessuno si sarebbe dato appuntamento da Tiffany. La seconda è che la società dei gioielli non sarebbe diventata un mito celebrato nei romanzi e nei film.

Como dovrebbe imparare da Tiffany. Apra al pubblico le porte delle sue vetrine dove brillano veri gioielli: gli edifici più belli del Razionalismo.

Il parallelo è utile per cogliere il paradosso di una città che ha tante meraviglie che seguita a tenere celate. Si salva il lago perché non si può chiudere in una stanza anche se ci hanno provato a nasconderlo dietro a un muro.

Gli architetti più famosi del mondo e gli uomini di cultura competenti indicano nel Razionalismo una stagione rivoluzionaria e innovatrice a livello mondiale. Como è la capitale di questo movimento e conserva, talvolta malamente, i suoi gioielli.

Per studiarli e ammirarli vengono qui da ogni continente universitari e turisti appassionati del bello. C’è un pubblico che arriva davanti alle vetrine e chiede di poter entrare. E Como che fa? Tiene ben chiuse le porte. Incomprensibile la sottovalutazione che la città fa di questo patrimonio di immenso valore. Gli “open day” e le visite guidate offrono una positiva dimostrazione di buona volontà da parte di alcuni, purtroppo lasciati soli nelle loro pregevoli e appassionate iniziative.

Il pubblico c’è, i gioielli pure. Sono le porte che restano chiuse. Se si fa un giro alla ricerca dei capolavori del Razionalismo si resta sorpresi dalla scarsa presenza di indicazioni; poi si è profondamente delusi perché la maggior parte è inarrivabile. La Casa del Fascio continua a essere una caserma e, pur con la buona volontà del comando, raramente accessibile al pubblico. L’asilo Sant’Elia si può visitare nei weekend solo dalle 17 alle 17.30, mezz’ora da “cogli l’attimo”. Il Novocomum del Terragni e la Casa Cattaneo di Cernobbio sono di proprietà privata e, salvo sporadiche concessioni, si possono ammirare soltanto dall’esterno.

Privati ed enti pubblici con difficoltà cercano di mantenere edifici di così elevato valore artistico e monumentale. Se fossimo in Francia avremmo già costituito un’associazione che valorizza il Razionalismo, che offre itinerari organizzati e visite a pagamento.

Da noi metà del problema è che i ministeri non prendono sul serio la richiesta dei comaschi di riavere la Casa del Fascio. L’altra metà del problema è che i comaschi preferiscono così. Perché, dicono, non avremmo i soldi per mantenerla. L’idea di trasformarla in una splendida meta turistica e culturale con mostre e biglietti a pagamento non li sfiora neppure. E ai privati del Novocomum non farebbe comodo consentire visite con tanto di ticket? Se ne tengono ben lontani perché sanno che prima dei turisti che pagherebbero per le visite arriverebbero l’Asl per le norme sanitarie, l’Agenzia delle entrate per le tasse, la Siae per i ticket e via di questo passo. No, questa è l’Italia. Anche se arriva l’Expo, meglio tenere chiuso. Alla faccia dei gioielli. Ci vuole coraggio per diventare Tiffany. Dai, Como. Almeno provaci.

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