Turismo il Comune
lanci un segnale

Dallo scorso anno, per ogni notte a Como, gli ospiti degli alberghi pagano una tassa che varia, a seconda della categoria dell’albergo, da 0,75 centesimi a 2 euro.

Nulla, qualcuno dirà. Sì, ma nel complesso si tratta di circa 500 mila euro incassati nel 2013 (il provvedimento era entrato in vigore l’1 maggio) che dovrebbero diventare 700mila quest’anno (sperando che la stagione confermi i flussi di arrivi del passato). Tanti soldi, quindi, considerato lo stato comatoso delle casse comunali, a Como ma ovviamente non solo a Como, e del resto la tassa di soggiorno è stata introdotta per dare agli enti locali un po’ di risorse fresche da spendere su accoglienza e promozione. Ora si può non essere d’accordo sul principio ma il meccanismo è di sicuro stato interpretato nel modo giusto in tanti Comuni. Senza andare lontano basta guardare all’esempio del centro lago, dove con la tassa di soggiorno, alcune località finanziano e il periodico abbellimento delle aiuole nelle aree pedonali e il calendario delle manifestazioni turistiche.

Como, anche in virtù del budget a disposizione che è tanto per dare un parametro di riferimento il doppio di quello di Bellagio, ha deciso di investire soprattutto sui servizi (dai bagni pubblici agli infopoint) e sulla riqualificazione di alcune aree strategiche (i giardini di viale Geno e piazza De Gasperi). Tutto giusto ma ciò che pare anomalo in questa vicenda è l’estrema lentezza procedurale nel campo delle opere pubbliche.

Possibile che, trascorso un anno dall’introduzione della tassa, sia stato fatto poco nulla? Sì, certo, era urgente porre rimedio allo stato indecoroso dei bagni pubblici di via Vittorio Emanuele ma è ovviamente impensabile che ci si accontenti di un intervento il cui importo complessivo era di circa tremila euro. Accettabile, forse, che tra progetti e appalti, siano ancora in alto mare gli interventi più impegnativi ma a dir poco anomalo che un anno non sia stato sufficiente per attrezzare un’area di informazione turistica come si deve alla stazione San Giovanni che è, nonostante le condizioni sconfortanti in cui si presenta, la principale porta di ingresso in città. Bene la provocazione dell’assessore Spallino sulla chiusura dello scalo ferroviario ma, al di là dei tweet che animano il dibattito, gli operatori si aspettano cose concrete e in tempi ragionevoli perché, soprattutto in questo settore, il tempo è tutto e si misura nell’arco di mesi al massimo e non di anni. Già la mostra di Villa Olmo è partita con il piede sbagliato e si è salvata per il momento grazie a un intervento dell’ultimo minuto. Ora sarebbe il caso almeno di dare un segnale in attesa che maturino le opere più significative. Quale segnale? Si potrebbe cominciare dagli orari degli infopoint oppure dalla predisposizione del materiale multilingue che pure è presente nel programma dell’amministrazione ma di cui ancora non c’è traccia. Un’altra cosa concreta, è il potenziamento della segnaletica. Il punto è molto dolente nonostante, solo qualche anno fa, ci sia stato un cospicuo investimento in questo campo. Soldi spesi male a considerare quanto ancora sono numerosi i turisti che chiedono del lago e del Duomo, i due beni più preziosi e più visitati. È necessario in sostanza partire subito, anche con le cose piccole, per far capire ai comaschi che la nuova tassa è perlomeno servita a qualcosa.n

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