Una porta che non
ci lascia indifferenti

In questi giorni, con l’avvio del Giubileo, sono state aperte centinaia, migliaia di “Porte Sante della Misericordia” in tutte le Chiese del mondo. Anche nella nostra diocesi abbiamo vissuto questo momento. Non vi nascondo la commozione con la quale, nel pomeriggio del 13 dicembre, ho guardato alla folla di persone che si è radunata per concelebrare con profonda convinzione il rito giubilare: una distesa tanto numerosa da rendere piccola la nostra Cattedrale!

Questa notte e poi domani e ancora per tutto il Tempo di Natale siamo chiamati a rinnovare, con il medesimo slancio, la nostra partecipazione alla vita di fede, perché un’altra “Porta”, particolarissima, sta per aprirsi. Una porta semplice, non sontuosa, non il portone di un palazzo regale, ma una porticina umile, eppure tale da unire Cielo e Terra: è il Bambino Gesù. Il Signore Gesù ha detto infatti di se stesso: “Io sono la porta delle pecore! Chi mi accoglie entrerà e uscirà e troverà pascolo!” (Vangelo di Giovanni, 10,7-9). Dio fatto uomo ci ha spalancato la via della salvezza e ci ha reso figli e fratelli nel nome dell’unico Padre. Il Natale è la Misericordia che si fa carne, è il cuore di Dio pronto a piegarsi e a condividere le nostre fragilità.

Questo è il messaggio imprevedibile e sconcertante che ci arriva dalla Notte Santa. L’uomo, per Dio, non è uno straniero, non è un lontano. È carne della sua carne. La tradizione ci ha aiutato a “sfumare” nella dolcezza di un bimbo adagiato in una mangiatoia un evento, in realtà, intenso ed estremamente attuale. Abbiamo una giovane famiglia, in viaggio, con un figlio che ha fretta di nascere e per il quale non c’è posto: viene al mondo in un luogo ben poco ospitale, accolto, con gioia e affetto, solo da chi era ancora più povero di lui. Dio, l’Onnipotente, si è manifestato nella semplicità, nella tenerezza, nella periferia.

Dio, dunque, non ci è indifferente. Ce lo ricorda molto bene, con l’immediatezza che gli è propria, papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che vivremo il prossimo 1 gennaio, quando la liturgia ci invita a fare memoria di Maria Santissima Madre di Dio. Il pontefice ci dice: «Vinci l’indifferenza, conquista la pace». Quante volte dal Santo Padre ci è giunto l’invito a contrastare la “globalizzazione dell’indifferenza”. «Un dramma, una “umana tristezza”», la definisce ancora Francesco, ben diversa dall’atteggiamento di Dio, che allarga il suo sguardo sull’umanità e sul creato: si mette in ascolto, si lascia commuovere, fino ad assumere su di sé le nostre miserie, per liberarci dal peccato. Essere «misericordiosi come il Padre» – questa la frase che ci accompagnerà per tutto l’anno del Giubileo – significa vestire i panni del Buon Samaritano, il quale, scendendo da Gerusalemme a Gerico, quando vide quell’uomo in stato di bisogno, non si limitò «a guardare e passare oltre», disorientato da paure e diffidenze. Ma si fermò e investì tempo e risorse per la guarigione di una persona che nemmeno conosceva. Pensiamo: se Dio, quella notte di duemila anni fa, avesse scelto di «passare oltre» e di esserci indifferente, cosa ne sarebbe, ora, di noi? Siamo consapevoli, pur nelle nostre povertà, che il Santo Natale è un’occasione preziosa per spalancare occhi, cuore e braccia e accogliere la stupenda, imprevedibile e gratuita iniziativa di Dio per la nostra salvezza?

Il dono più grande che possiamo chiedere, per questo Natale, è proprio la capacità di vincere il male della solitudine e dell’indifferenza. Intervenendo al recente convegno ecclesiale di Firenze, dedicato a “In Gesù Cristo, il nuovo Umanesimo”, ancora papa Francesco ci ha ricordato che i nostri giorni rappresentano «non tanto un’epoca di cambiamento, quanto un cambiamento d’epoca». Non ci nascondiamo che stiamo vivendo tempi travagliati, segnati dall’incertezza, dal dolore, dalla sofferenza degli innocenti. Siamo a un momento di svolta, non ulteriormente rinviabile. Un momento che invita ciascuno, dai piccoli ai grandi, a guardare, con coscienza, in che modo si possa responsabilmente dare il proprio contributo per una metamorfosi profonda e radicale: dall’economia alla politica, dall’ambiente alla società.

Il mio augurio per ciascuno è che la Misericordia che abbiamo la certezza di ricevere, sovrabbondante, da Dio che nasce, ci doni il coraggio della tenerezza e della fraternità.

Buon Natale.

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