«Gandola fu corrotto»
Altri indagati per Spt

Per la presunta svendita del ramo noleggi di Spt pubblica la procura ha una certezza: dietro a quell’affare sarebbero girate "tangenti". O, meglio, sarebbero state garantite «altre utilità» all’ex presidente della Società pubblica trasporti Gianandrea Gandola, utilità servite per «compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio»

COMO Per la presunta svendita del ramo noleggi di Spt pubblica la procura ha una certezza: dietro a quell’affare sarebbero girate "tangenti". O, meglio, sarebbero state garantite «altre utilità» all’ex presidente della Società pubblica trasporti Gianandrea Gandola, utilità servite - è la tesi accusatoria - per «compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio», cioè la vendita a prezzo di favore di un pezzo d’azienda pubblica a dei privati. Per ogni presunto corrotto, si sa, c’è sempre almeno un presunto corruttore, al quale (anzi: ai quali, in questo caso) il sostituto procuratore Mariano Fadda ha dato un nome e a quel nome ha associato anche un’accusa: corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio.
Gandola non è più solo nel registro degli indagati della procura. Oltre all’ex presidente della Spt pubblica il pm ha inviato un’informazione di garanzia anche ad Antonino e Salvatore Battaglia, ovvero i proprietari dell’omonimo gruppo di Olgiate Comasco che detiene (attraverso le società Basco srl e Sabim srl) il 100% della Società Privata Trasporti, nata poco più di un anno fa con lo scopo di acquisire il ramo noleggi del suo "clone" pubblico. Sia Antonino, 52enne di Gironico, che Salvatore, 68enne di Olgiate Comasco, sono sospettati di aver corrotto Gianandrea Gandola per poter ottenere da lui, grazie a una gara di fatto senza concorrenti e un prezzo ritenuto di favore per gli acquirenti, la vendita del parco automezzi gran turismo della Società pubblica trasporti nonché il marchio di quest’ultima.
La "tangente" girata per concludere l’affare sarebbe consistita non tanto in una busta piena di contanti, quanto nella decisione dei Battaglia di assumere Gandola quale direttore d’esercizio della nuova Spt Srl.
Gandola, dal canto suo, oltre all’accusa di corruzione è sotto inchiesta anche per peculato. Il pm titolare dell’inchiesta è convinto che i 400mila euro versati dai fratelli Battaglia per dodici pullman gran turismo, relative licenze, il marchio e sei dipendenti non siano una cifra congrua e che, quindi, i soci pubblici di Spt abbiano perso dei soldi nell’affare seguito da Gandola. A questo proposito, nelle scorse settimane, i consulenti incaricati dalla procura di effettuare una stima sull’effettivo valore del ramo noleggi pubblico passato poi in mano ai privati hanno depositato le loro conclusioni. Sul contenuto il riserbo è massimo, ma pare che gli esperti non manchino di sollevare perplessità sull’affare concluso un anno fa. Il cui iter è stato costellato di passaggi sui quali la magistratura ha deciso di puntare i riflettori. In sintesi: l’11 novembre 2008 la ditta Rampinini scrive al presidente di Spt Gandola per chiedere di «essere informati» qualora si decidesse «di predisporre un bando per l’alienazione del parco automezzi» del ramo noleggi di Spt. Il 18 novembre Gandola risponde: «Sarà nostra premura informarvi», ma la gara ha già avuto inizio cinque giorni prima della «premura». Una gara pubblicizzata il 2 novembre 2008 con un annuncio solo sul quotidiano "Il Tempo" di Roma, che a Como non è neppure distribuito pur se titolo preferenziale per l’acquisto era avere la sede sul Lario. Dopo la vendita, Gandola accetta l’incarico di direttore d’esercizio nella nuova Spt Srl, rimanendo anche presidente della Spt pubblica. Perplessità alle quali Gandola ha sempre risposto punto su punto negando ogni irregolarità. E sempre dicendosi assolutamente tranquillo.
Paolo Moretti

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