Quella tangenziale tutta d'oro
che finirà in mezzo alla brughiera

Guarda dall'alto i campi coperti di neve. I suoi campi. E sa che lì, al posto della neve e del fieno per i suoi cavalli, ci sarà il maxi svincolo che segna la fine del primo lotto della tangenziale ma non più l'inizio del secondo lotto definitivamente affossato

COMO - Guarda dall'alto i campi coperti di neve. I suoi campi. E sa che lì, al posto della neve in inverno e del fieno per i suoi cavalli in estate, ci sarà il maxi svincolo che segna la fine del primo lotto della tangenziale (a 4 corsie), ma non più l'inizio del secondo lotto, definitivamente affossato da Milano e da Roma. Fabio Minola e tutta la sua famiglia sono i proprietari dei circa 140mila metri quadrati su cui sarà costruito lo svincolo «a cuore», o meno romanticamente «l'ottovolante d'asfalto». «Ho un allevamento di cavalli - racconta - e qui dovrò chiudere tutto. Dovrò comprare sia il fieno sia il mangime e non sarà più sostenibile. Inoltre organizzo delle passeggiate a cavallo e cosa faccio? Porto la gente a cavalcare sull'autostrada?».

Guarda i campi e dice: «Questo è l'ultimo paradiso a Como e poi non resterà più nulla. Si rovinerà tutto». Ad oggi Minola non sa ancora cosa lo aspetta: «Sono in attesa di comunicazioni da Pedemontana. Voglio poter riaprire un'attività e dico solo che al confine con la mia terra, se prima non ci saremo seduti attorno a un tavolo e non avremo trovato un accordo, dovranno fermarsi. Non si può e non voglio bloccare opere pubbliche, ma bisogna parlare perché io sarò costretto a chiudere la mia attività e voglio poterla riaprire. Dico solo che non mi farò mettere due dita negli occhi». Fino a qualche anno fa aveva 250 mucche, poi con la questione delle quote latte, ha dovuto cambiare tipologia e ha scelto i cavalli.
Spostandosi dall'altra parte della brughiera ci sono altre persone che guardano la neve sui campi. La guardano dalla finestra della loro casa. E anche loro, anche se non sono direttamente coinvolti per quanto riguarda proprietà ed espropri, sanno che la neve (se ci sarà) sarà solo sull'asfalto di uno svincolo senza uscita. O meglio, ci sarà una strada (a due corsie) che porterà verso il viadotto dell'Oltrecolle.

Anna e Gianangela Piazzoli con lo zio Giovanni sono davanti al camino di casa. Si sentono le galline e il pastore bergamasco che abbaia in giardino. Guardano la brughiera e dicono: «Siamo qui dal 1946 e purtroppo contro le opere pubbliche c'è poco da fare. Mio padre e i miei zii lottarono perché il terreno su cui è stato costruito il carcere era loro, ma non bastò e vennero espropriati. Avevano un'azienda agricola attiva, ma il carcere è stato fatto lo stesso». Poi, in lontananza, dopo il carcere è spuntato anche il forno inceneritore. «Non possiamo fare niente - aggiungono - e nessuno ci ha mai spiegato nulla di quello che succederà qui fuori: le uniche informazioni le abbiamo leggendo i giornali. Noi faremo i nostri sacrifici e aprendo le finestre vedremo un grande svincolo autostradale, ma almeno facciano una cosa che serva e che sia completa. Non un pezzettino».
Il rischio (concreto) è invece che quell'ottovolante di asfalto resti una pista di go kart giganti «là dove c'era l'erba». Lo vedranno i Piazzoli dalle loro finestre, lo vedranno da lontano (senza più i loro cavalli, i loro cani, le oche e le galline) i Minola. E per capire cos'è il primo lotto bisogna percorrere, a ritroso, due chilometri e 400 metri (quasi tutti in galleria) tranne il maxi svincolo e si arriva all'uscita dell'autostrada di Grandate.
Gisella Roncoroni

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