Panarisi minacciato
e traserito a Bergamo

Como: uno dei due indagati per l'omicidio di Antonio Di Giacomo, è stato trasferito dal Bassone. Il provvedimento sarebbe stato intrapreso a titolo cautelare:nei giorni scorsi l'uomo ha ricevuto in cella una lettera anonima in cui lo si invita a confessare quel che lui ha sempre smentito, cioè un coinvolgimento diretto nel delitto

COMO Leonardo Panarisi, 52 anni, uno dei due indagati per l'omicidio di Antonio Di Giacomo, è stato trasferito sabato dal Bassone al carcere di Bergamo. Il provvedimento sarebbe stato intrapreso a titolo cautelare:nei giorni scorsi Panarisi ha ricevuto in cella una lettera anonima in cui lo si invita a confessare quel che lui ha sempre smentito, cioè un coinvolgimento diretto nell'omicidio Di Giacomo. La lettera sarebbe stata correlata di minacce nei confronti suoi e dei suoi familiari. L'avvocato Pierpaolo Livio, che difende Panarisi, ha spiegato che il testo ha «toni non violenti ma perentori» e che il contenuto del messaggio è decisamente «non equivoco». Di più: una copia della stessa lettera sarebbe stata recapitata addirittura in questura. Sarà comunque consegnata, nei prossimi giorni, al pm indaga sul delitto, il sostituto procuratore Antonio Nalesso.
L'indagine, nel frattempo, resta al medesimo binario delle prime ettimane, quando Panarisi e Emanuel Capellato, l'altro indagato, il proprietario del bilocale di via Cinque Giornate in cui fu ucciso Di Giacomo, iniziarono ad accusarsi l'un l'altro. Il tentativo di chiarire i ruoli attraverso accertamenti tecnici, per ora ha prodotto molto poco. È tramontata in fretta l'idea i eseguire una perizia sull'angolazione dei colpi - due - esplosi alla testa della vittima: poteva servire, in teoria, ad accertare la statura del killer, ma i consulenti tecnici hanno spiegato che sarebbe bastata una diversa inclinazione del polso per vanificarne l'attendibilità. È atteso invece l'esito di un accertamento effettuato sul marsupio di Panarisi, volto a identificare eventuali tacce di polvere da sparo ma anche in questo caso, una risposta affermativa consentirebbe al limite di poter dire che egli ebbe con sè l'arma del delitto, più difficilmente che la utilizzò. La pistola, peraltro, non fu mai ritrovata.

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