La ricetta di Gaddi:
"Schiaffoni ai vandali"

Como: l'assessore interviene sulle polemiche per la movida. «Bisogna ripristinare i metodi che i genitori non usano più» E sul coprifuoco per i locali: «Il rumore non c'entra con gli orari di chiusura».

COMO «Non solo non collegherei i vandalismi alla movida ma, anzi, mi rifiuto categoricamente di parlare di movida a Como». L'assessore comunale alla Cultura Sergio Gaddi si toglie diversi sassolini. Si era già lasciato scappare qualche frase di disappunto alla luce della bozza che propone di chiudere i locali a mezzanotte, ora, dopo atti che definisce «opera di stupidi più che di vandali» si sfoga. «Questo ultimo episodio (le sedie buttate a lago a Villa Geno, ndr) dimostra che, paradossalmente, più l'orario d'apertura viene limitato più si corrono rischi di questo tipo. Si tratta di un fatto semplice da constatare: dove c'è luce, gente, animazione c'è meno rischio, più una zona è viva e meno è pericolosa». Che fare? L'assessore ha una sua modesta proposta: «Qualche salutare ceffone ai molesti, di quelli che i genitori non danno più». Questo per i vandali, ma per chi rumoreggia? «A parte che il centro storico è rumorosissimo anche in pieno giorno - commenta - e lo so bene perché ci abito, anzi sono a metà tra un ristorante con il giardino esterno e un locale pubblico. Credo che vivere nel pieno centro di una città sia un privilegio che supera i disturbi». E chi si lamenta? «Sono meno numerosi di quanto può sembrare», incalza Gaddi.
Sicuramente sono altrettanto rumorosi nel chiedere misure di contenimento. «Vorrei sapere se chi abita in tangenziale o in Napoleona ha mai chiesto di chiudere quelle strade al traffico perché non riesce a dormire - ironizza - Il rumore non c'entra con gli orari di chiusura». In città murata, nel cuore di quasi ogni notte, ci sono persone che schiamazzano allegramente quando tutti i locali sono già chiusi da ore. Qui Gaddi si indurisce: «Con questi ci vorrebbe la tolleranza zero, modello newyorchese. Però, senza arrivare ai ceffoni, se proprio si vuole dare un deterrente fuori dai locali basta la presenza di una pattuglia, magari procedendo a qualche identificazione, tutte cose che non piacciono. Del resto stiamo parlando, in molti casi, di ragazzini, spesso pure annoiati figli di papà, e non di pericolosi criminali». I locali, per lui, dovrebbero essere sempre aperti, nel rispetto di quella vocazione turistica rivendicata da Como: «Bisogna avere il coraggio di parlar chiaro. Essere accoglienti, ospitali, richiede qualche sacrificio. Delle due una: non si può aprirsi al turismo e poi chiudere tutto a mezzanotte». È un provvedimento «troppo generalista e generalizzando si sbaglia».

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