Il caso Rumi torna in aula
ma i reati sono prescritti

Subito rinviata la prima udienza per l'appello all'ex primario del Sant'Anna: colpa di un difetto di notifica. Ci sono voluti oltre tre anni per fissare il processo di secondo grado a Milano

Ci sono voluti tre anni e mezzo per fissare il processo d'appello e quando finalmente c'è la data la macchina della giustizia inciampa su un difetto di notifica. I fantasmi della chirurgia A dell'ospedale Sant'Anna tornano ad affollare l'aula di un tribunale, quello di Milano, dove nei giorni scorsi sarebbe dovuto iniziare l'appello per i sette omicidi colposi contestati ad Angelo Rumi, l'allora primario di un reparto travolto da una bufera di polemiche e, soprattutto, di complicanze post-operatorie. Tre anni e mezzo fa il medico originario di Como, ma pavese per scelta, era uscito dal tribunale lariano con una condanna a oltre cinque anni di reclusione per sette omicidi colposi commessi tra la fine degli anni Novanta e il 2000 e dunque ormai ampiamente prescritti. Al punto da rischiare di trasformare il processo d'appello in una mera e stanca formalità: l'ufficializzazione dell'estinzione del reato per avvenuto prescrizione.
Ma anche le formalità devono passare da un'aula: l'appuntamento era fissato per la fine della scorsa settimana, ma il processo è stato aggiornato a causa di un difetto di notifica.
Angelo Rumi e i suoi avvocati torneranno in tribunale a metà giugno. In quell'occasione l'ex primario avrà due possibilità: chiedere la rinnovazione del processo di primo grado rinunciando alla prescrizione, e quindi accettando il rischio di un'eventuale conferma della condanna rimediata a Como, oppure limitarsi a sperare che i magistrati milanesi riscontrino dagli atti elementi che possano dimostrare la sua innocenza, con il conseguente obbligo di assolverlo. Altrimenti, senza quegli elementi, dichiareranno prescritto il caso.

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