Villa Aprica, che voragine
Ditta fallita, niente autosilo

L'azienda costruttrice fallisce e al posto dell'opera lascia soltanto un grande buco nella montagna. Ma i vertici del terzo polo ospedaliero comasco annuncia che presto i lavori riprenderanno

COMO - Il terzo “polo sanitario” cittadino riprende quota: è Villa Aprica, lo storico istituto clinico che prende il nome dalla posizione dominante e soleggiata a nordovest di Como. Ormai cinque anni fa, erano cominciati i lavori per la costruzione di un autosilo da cento posti: un intervento che aveva suscitato le critiche dei residenti su quella che è un'esclusiva area residenziale e i grandi macchinari sembravano rubare centimetro dopo centimetro alla parete di roccia finchè, quando lo scavo era ormai al 90%, il cantiere si era fermato. Nessuno si vedeva più intento all'opera, i camion non percorrevano più la strada di quartiere ed è passato oltre un anno, mentre si moltiplicavano e si moltiplicano gli interrogativi sullo stato e sul futuro di quella che sembrava una struttura di fondamentale importanza, a servizio della clinica e a servizio della zona che sarebbe stata liberata dalle automobili. Il motivo: l'impresa titolare dei lavori, la Willermann di Aosta, è fallita.

Era stata scelta tra il fior fiore delle aziende specializzate in scavi e aveva messo in atto tecniche particolari in angoli ristretti del territorio, a ridosso delle case, ma soprattutto di una clinica per malati. I disagi sono stati innegabili, sono continuati anche per gli scavi aperti e s'è trovato ad affrontare un problema non di poco conto il consiglio d'amministrazione che vede bei nomi a rappresentare i soci, a cominciare dal presidente, Giuseppe Rotelli, uno dei principali protagonisti della sanità italiana. E bei nomi comaschi: il vicepresidente, l'avvocato Vittorio Gelpi e il consigliere Ramiro Tettamanti, già presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Como. «Entro l'estate, i lavori riprenderanno e non riguardano solo l'autosilo, tassello fondamentale di un progetto di riqualificazione dell'intera clinica», annuncia l'amministratore delegato, Renato Cerioli, che è pure presidente di Confindustria di Monza e Brianza. E' un investimento non inferiore a 15 milioni di euro, per ammodernare quello che da sempre è il terzo ospedale della città, Villa Aprica, 180 posti letto accreditati e quasi 350 posti di lavoro, medici, infermieri, operatori dei vari servizi non sanitari e tutto ciò che ruota intorno. Non da ultimo, anche il servizio – navetta per il collegamento da via Bellinzona.

Non sono previsti ampliamenti di posti letto, ma riorganizzazioni degli spazi, ristrutturazione delle camere di degenza per il confort dei pazienti, della terapia intensiva, del blocco operatorio, delle aree comuni e l'attività non sarà interrotta. Saranno predisposti nuovi collegamenti, con rifacimento degli elevatori. Molto più di un maquillage, qualcosa meno di un intervento radicale, con demolizioni complete e rifacimenti. Le specialità restano quelle che da sempre sono proprie di Villa Aprica: chirurgia generale, ortopedia, urologia, oculistica, medicina interna, con una particolare specializzazione in oncologia, riabilitazione cardiologica e riabilitazione neuromotoria.
«Il nostro obiettivo - sottolinea l'amministratore delegato - è quello di agire in una logica di rete, cioè di integrazione con le altre strutture e gli altri servizi del territorio, per soddisfare l'esigenza primaria della popolazione: la salute».

La sanità comasca è in un momento storico particolare: l'ospedale Sant'Anna si trasferisce a Comosud, ambulatori trasferiti da via Pessina; l'ospedale Valduce investe su autosilo, sale operatorie e dipartimento d'emergenza, Villa Aprica rilancia progetti per essere ancora la “clinica dei comaschi” nel XXI secolo e la Asl che investe sulla prevenzione e sull'assistenza a domicilio. Mai un momento così, per Como.
Maria Castelli

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