Como, la metà dei laureati
emigra per trovare lavoro

È il dato più allarmante che emerge da una ricerca presentata ieri a Milano dal titolo, per nulla rassicurante, "Il lavoro dei laureati in tempo di crisi", promossa da Camera di Commercio di Milano e Unioncamere Lombardia

COMO - La metà dei laureati comaschi è costretta ad andarsene dalla nostra provincia per trovare un lavoro. È questo il dato più allarmante che emerge da una ricerca presentata ieri a Milano dal titolo, per nulla rassicurante, "Il lavoro dei laureati in tempo di crisi", promossa da Camera di Commercio di Milano e Unioncamere Lombardia. Lo studio prende in esame i percorsi occupazionali dei laureati negli anni 2006-2008 nel corso del biennio 2007-2009. Il risultato? Tanto per cominciare il lavoro è più instabile, a basso livello di tutela e poco pagato.

«Nel 2009 - si legge in una sintesi della ricerca, realizzata da Formaper - gli effetti della crisi si sono sentiti sul lavoro, in particolare sui giovani e, seppur in minor misura, anche per quelli più istruiti. Nonostante la Lombardia resti un importante bacino lavorativo per i propri laureati, nel 2009 il 20% dei laureati nell'anno precedente non ha trovato lavoro e il tasso di disoccupazione complessivo degli under 30 è aumentato dal 7% del 2008 al 10,8% nel 2009». E non è tutto. Per quelli che hanno trovato occupazione, solo in un caso su quattro si è trattato di una forma di lavoro stabile tra tempi indeterminati (15%), apprendistato (10,5%) e formazione lavoro (2,8%). «Complessivamente - prosegue la ricerca - in oltre un caso su tre (36%) l'inserimento è avvenuto con attività non dipendenti e quindi con basso livello di tutela. Oltre un laureato su dieci ha lavorato grazie agli stage, spesso non retribuiti. E l'instabilità è sessista, colpisce le donne più degli uomini con il 70% degli inserimenti femminili contro il 56% maschile, anche se queste fanno meglio negli studi (sono il 55,7% dei laureati lombardi). I settori che hanno diminuito l'inserimento di laureati, a livello regionale, sono la manifattura (in un anno da 2.650 a 2.300) e i servizi finanziari, mentre aumentano nella sanità, servizi sociali e soprattutto istruzione dove sono passati da poco più di 2.100 nel 2008 a 3.400 nel 2009, per effetto del pensionamento di moltissime insegnanti. Difficile trovare lavoro, soprattutto a breve, per i laureati in veterinaria (44,7% non occupato) e in legge (40,4%). E se i laureati in ingegneria e informatica hanno goduto in media di contratti più stabili e con maggiori tutele, il lavoro autonomo ha riguardato soprattutto odontoiatri (87,7%), veterinari (53,8%) e architetti (42,8%)».

Entrando nel dettaglio delle diverse province lombarde la ricerca rivela che Milano, con 11.402 laureati, assorbe il 54,8% dei neodottori lombardi avviati a livello regionale, seguono Bergamo (8,2%), Brescia (8%) e Varese (6,7%). Monza è quarta con il 6,2%. A conferma della vivacità di Milano, inoltre, nel capoluogo meneghino risultano avviati circa 5.000 laureati non residenti. Gravitano fuori provincia soprattutto i laureati di Monza e Brianza (61,7%), Lodi (57,1%), Sondrio (52%), Lecco (47%) e, purtroppo, anche di Como (47%). Per laureati occupati, infine, è prima Milano. Seguono Bergamo, Varese, Brescia e Monza Brianza. Como, al solito, arranca nelle retrovie.
E. F.

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