Amianto nell'ex Ticosa
«Tutti o nessun colpevole»

Il legale dell'impresa Binda: «Stupefatti dalle accuse, siamo soltanto l'ultimo anello della catena»

Non ci sta Roberto Binda, il legale rappresentante dell'omonima azienda incaricata di affiancare la Perego Strade (quest'ultima impegnata nell'abbattimento, l'altra nella triturazione dei rifiuti) sul cantiere della Ticosa, ad essere il solo responsabile del pasticcio dell'amianto crisotilo. Binda per questo si è opposto al decreto penale del pm Simone Pizzotti e andrà a processo (prima udienza il 7 dicembre) davanti al giudice Carlo Cecchetti per rispondere dell'accusa di inosservanza delle prescrizioni in materia di gestione dei rifiuti. E, in particolare, per aver sbriciolato i resti della fabbrica tessile nonostante la presenza di fibre di amianto.
«Rimaniamo sicuramente stupefatti - fa sapere il suo avvocato, Michele Parravicini - di essere stati ritenuti gli unici responsabili della contestata questione relativa allo smaltimento dei rifiuti della ex Ticosa. Nessuna responsabilità pare allo stato essere stata attribuita alla proprietà dell'area (il Comune di Como) e agli appaltatori intervenuti (Multi e Perego Strade)».
Sui 41mila metri quadrati il Comune aveva commissionato uno studio per l'individuazione della presenza di amianto alla società Environ e i lavori di bonifica erano partiti l'11 gennaio del 2007. Il 27 gennaio era scattato l'abbattimento, nonostante le polemiche e le perplessità sollevate da alcuni consiglieri comunali. I guai arrivarono nella tarda primavera del 2007, quando vennero riscontrati valori di amianto nell'aria leggermente superiori alla media e scattarono anche i primi campionamenti sull'area (venne riscontrato amianto crisotilo in una guaina bituminosa, in parte sminuzzata). Il processo per Binda che si aprirà il 7 dicembre. La tesi che la difesa sosterrà in aula è chiara: «Il mio cliente - spiega l'avvocato Parravicini - è l'ultimo anello della filiera. O tutti sono colpevoli o non lo è nessuno».

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