Ca' d'Industria a Como:
il "corvo" dei fax anomini

Un fax denuncia panini per cena, ma ospiti e personale di Villa Celesia smentiscono

COMO - Alla Ca' d'industria la stagione dei veleni non conosce fine. Ora spunta pure un "corvo" che manda fax anonimi. Nel mirino, ancora una volta, il cibo che viene, o verrebbe, servito a Villa Celesia. Tema che è da mesi al centro di controversie e anche di un'indagine giudiziaria, a carico di due cuoche accusate di aver adulterato i pasti degli ospiti della casa di riposo di via Bignanico e di un altro dipendente, finito sotto inchiesta con l'accusa di aver diffamato il presidente di Ca' d'Industria Domenico Pellegrino e di aver istigato alla violenza contro l'intero Cda della Fondazione.
Il fax anonimo, inviato a «La Provincia», arriva dopo i provvedimenti di sospensione, con dimezzamento dello stipendio, adottati da Ca' d'industria nei confronti dei tre lavoratori indagati. Il "corvo" trasmette alla stampa un foglio intestato «Fondazione Ca' d'industria onlus Camelie-Celesia». Si tratterebbe del foglio per prenotare la cena del 5-9-2010. Lo si deduce dalla suddivisione in due colonne: una per indicare il «nominativo, l'altra la «prenotazione entro le ore 14.30». Ma i dettagli salienti non sono questi, bensì il menù: «n. 1 panino al formaggio, n. 1 panino al prosciutto crudo, n. 1 yogurt, n. 1 frutto di stagione». Come dire: altro che cibo freddo, o avariato, qui siamo alla colazione al sacco, certamente più adatta ai boy scout che agli anziani ospiti della casa di riposo.
In altri tempi, un fax anonimo che arriva in redazione sarebbe stato semplicemente cestinato. Ma ora, vista la rilevanza che il "caso Ca' d'industria" ha assunto sia a livello politico che giudiziario, e quindi più in generale per la comunità comasca, è d'obbligo per il giornale locale una verifica sul campo. Ed è quella che abbiamo fatto ieri pomeriggio. È domenica, la reception è chiusa, la moglie di un degente che giocoforza si ritrova ormai ad essere "di casa" anche lei in via Bignanico, chiede se abbiamo bisogno qualcosa. Sì, un riscontro a questo fax... «Io sono sempre qui all'ora di pranzo e a quella di cena e posso assicurare che non è mai stato servito niente del genere». Più che del menù scritto sul foglio è preoccupata per il clima avvelenato, che si trovano, loro malgrado, a respirare anche gli ospiti e i loro parenti. «Certo - nota con una punta di amarezza - che se io dovessi denunciare qualcosa, non lo farei anonimamente, ma ci metterei la faccia...». Un'assistente, che sta spingendo un anziano in carrozzina, a sua volta non riconosce il pezzo di carta incriminato. Chiama altre due colleghe e un'infermiera, per vedere se per caso qualcuna sappia di quello strano menù del 5 settembre. Escludono tutte che sia mai stato proposto agli ospiti qualcosa del genere. «Anche perché molti non sono neanche in condizioni di addentare un panino». Per la cronaca, il menù della cena ieri affisso in bacheca, era «minestra d'orzo, platessa e patate lesse». A quanto apre, questa volta il veleno non è nel piatto, ma nell'aria.
P. Be.

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