I sindacati contro Taborelli:
"L'Unità d'Italia va festeggiata"

Il coro dei no parte da Alessandro Tarpini, numero uno della Cgil lariana: "Ci sono momenti nella storia di un Paese, e quello che stiamo attraversando è uno di quelli, in cui le classi dirigenti devono avere grande senso di responsabilità"

COMO - Levata di scudi del mondo sindacale lariano contro l'ipotesi lanciata dal presidente degli industriali comaschi, Ambrogio Taborelli, di lavorare anche nel giorno dell'Unità d'Italia, il prossimo 17 marzo. Il coro dei no parte da Alessandro Tarpini, numero uno della Cgil lariana: «Quella di Taborelli – afferma – mi sembra un'idea sbagliata. Ci sono momenti nella storia di un Paese, e quello che stiamo attraversando è uno di quelli, in cui le classi dirigenti devono avere grande senso di responsabilità ed essere di esempio. Considerare il 150° dell'Unità d'Italia come un evento standard mi sembra un grosso errore, perché si rischia di derubricarlo a festa di Serie B proprio quando, invece, ci sarebbe grande bisogno di unità e compattezza di fronte ai problemi sociali in atto. Il problema legato alla produzione, in questo senso, mi sembra strumentale: il 2011 è, in assoluto, l'anno in cui ci sono meno giornate festive e ponti». Su per giù dello stesso tenore anche il pensiero di Lucio Barresi, della Uil: «Posso capire – dice – le esigenze industriali, la volontà di inseguire la ripresa e il desiderio di non lasciarsi scappare l'occasione di fare i numeri. Se c'è proprio tutta questa necessità di lavorare, però, lo si può fare trovando un accodo per recuperare il giorno lavorativo che va perso. Il 150° dell'Unità d'Italia, a mio giudizio, è una ricorrenza che non può essere fatta passare in sordina, né essere sacrificata in questo modo. Si può discutere, ripeto, su come eventualmente recuperare il giorno di fermo della produzione; non è giusto, però, pensare di lavorare in un giorno tanto importante per la storia del Paese».

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