"Bye bye Como
sei troppo sporca"

Figlia di italiani emigrati negli Stati Uniti, nata nel nostro Paese, la signora Bianca Palmieri Lisonbee avrebbe voluto organizzare una convention con tutti i dipendenti proprio in riva al Lario. Ma un suo collega ha visto la città ed è rimasto scandalizzato per la sporcizia

COMO Figlia di italiani emigrati negli Stati Uniti, nata nel nostro Paese, la signora Bianca Palmieri Lisonbee (quest'ultimo è il cognome del marito, americano) conosce bene Como e le zone limitrofe. È titolare di una grande azienda nello Utah e avrebbe voluto organizzare una convention con tutti i dipendenti proprio in riva al Lario. Peccato che il “sopralluogo”, effettuato con il presidente della società, l'abbia profondamente delusa. Hanno trovato una città sporca, un centro storico pieni di graffiti e sacchi della spazzatura, un sottopassaggio maleodorante. E così hanno cambiato programma: tanti saluti alla nostra città, la convention si sposta in Spagna. Mentre le critiche finiscono addirittura sul tavolo del ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, destinataria di una lettera stilata dalla stessa signora Palmieri e inviata anche alla Camera di commercio lariana.
Una figuraccia, insomma, per la protagonista della vicenda, che sperava di potersi vantare della città scelta per l'evento aziendale. E una figuraccia - soprattutto - per Como, che finisce ancora una volta sotto i riflettori per le condizioni in cui versa il centro e tutta la zona turistica. Ed è difficile pensare che la signora e il collega abbiano decantato le bellezze della nostra città, una volta tornati negli Stati Uniti. La lettera indirizzata al ministro Brambilla, d'altra parte, parla chiaro. E riassume la vicenda dall'inizio. La signora Palmieri pianifica «un viaggio speciale per i dipendenti», un'iniziativa «molto importante», che voleva fosse a tutti i costi «molto bella». Non c'è nulla di meglio di Como e del suo lago, pensa la titolare dell'azienda. Una zona che ama «tantissimo». Tanto che, senza il minimo tentennamento, prende un aereo con il presidente dell'azienda e arriva sul Lario per organizzare il tutto. «Ero molto emozionata», scrive. Il tour in città, però, si rivela una delusione cocente. Lasciato l'autosilo di via Auguadri, di fianco al tribunale, il primo impatto con Como è il sottopassaggio che conduce a Porta Torre, puzzolente e pieno di graffiti. L'emozione lascia spazio a uno stato d'animo ben diverso: «Ero molto imbarazzata», scrive la signora. Quanto all'aspetto del centro storico: «La prima impressione non è stata buona». E il numero dell'azienda è rimasto letteralmente di stucco: «Mi ha chiesto perché c'era la spazzatura sulla strada e mi ha detto di non aver mai visto così tanti graffiti brutti sugli edifici». Immaginiamo la reazione della donna, “tradita” dalla città che aveva indicato al presidente. «È stato molto triste - chiosa - vedere gli edifici della città storica con queste scritte dappertutto». La lettera non aggiunge altri dettagli, come a dire che lo scenario descritto in poche frasi basta e avanza. Ma spiega che, ovviamente, il lieto fine non c'è stato e hanno deciso di tenere la riunione con tutti i dipendenti «a Barcellona», ritenuta «più pulita». Curiosamente, proprio la città in cui ha vissuto per due anni un comasco doc come Gianluca Zambrotta, che ha giocato nel Barcellona dal 2006 al 2008.
Addio affari per alberghi e ristoranti comaschi. E alla signora Palmieri Lisonbee non resta che confessare: «Ero molto triste per questo». Poi aggiunge (non si offenderà se “limiamo” il suo italiano, comunque più che buono): «È importante che il centro storico sia pulito, perché la prima impressione conta molto. Ed è un luogo visitato da molti turisti di tutto il mondo». Chiede persino di poter collaborare in prima persona per migliorare la situazione: «Vorrei sapere se c'è qualcosa che possiamo fare, se esiste un gruppo o una fondazione che sta lavorando per risolvere questo problema. In tal caso, vorrei unirmi». Più che un sasso nello stagno, un macigno.
Michele Sada

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