Bruni a Zambrotta
"Il pagamento è dovuto"

Il sindaco ribadisce la richiesta al calciatore dell'imposta di 1.637 euro, a titolo di imposta sulla pubblicità, per le iniziative promozionali legate alla riapertura della passeggiata a lago, sistemata e resa fruibile dalla società dello stesso milanista

COMO «Il pagamento dell'imposta è dovuto e non c'è alcuna possibilità per il Comune di non farla pagare».

Il sindaco Stefano Bruni non innesta la retromarcia dopo l'esplosione del «caso Zambrotta». Palazzo Cernezzi, in sintesi, ha spedito al calciatore del Milan un conto da 1.637 euro, a titolo di imposta sulla pubblicità, per le iniziative promozionali legate alla riapertura della passeggiata a lago, sistemata e resa fruibile dalla società dello stesso Gianluca Zambrotta per quattro mesi, fino al 31 ottobre.

La mossa del Comune ha suscitato un autentico putiferio, la società ha deciso di contestarla e la pratica è finita in mano a un legale. Nella lettera recapitata a Palazzo Cernezzi si fa riferimento al contratto stipulato il 26 maggio e si precisa che, carte alla mano, «nulla è dovuto».
Insomma, Palazzo Cernezzi è riuscito a rompere i rapporti anche con il calciatore che aveva investito oltre 300mila euro per restituire il lungolago ai comaschi, almeno in estate. La richiesta di pagamento, d'altra parte, è suonata come una beffa e una sorta di "ringraziamento al contrario". Ieri, però, Bruni ha dichiarato che il Comune non ha alcuna possibilità di non far pagare la tassa. «Gli uffici - ha spiegato - stanno predisponendo una risposta alla lettera inviata dai legali di Zambrotta in cui chiariscono gli aspetti della questione, ma l'imposta va pagata. Quello che possiamo fare - ha aggiunto il sindaco - è devolvere un contributo, pari all'importo della tassa, ad un'associazione indicata dallo stesso Zambrotta».
I rapporti tra l'amministrazione e il campione del Mondo si erano a dir poco raffreddati già nei mesi scorsi. Il calciatore aveva deciso di non tener aperta la passeggiata oltre la data prevista dal contratto, sottolineando di non aver mai ricevuto un aiuto dal Comune o un segnale di attenzione (aveva spiegato che Palazzo Cernezzi non si preoccupava nemmeno di svuotare i cestini della spazzatura).

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