«Ospedale aperto»
Sindacati contrari

L'ex direttore sanitario del Sant'Anna commenta la scelta di limitare gli orari di visita: la flessibilità? Favorisce le cure

COMO Fa discutere la decisione del Sant'Anna di consentire l'accesso solo in determinate fasce orarie a parenti e amici delle persone ricoverate. Oggi si può far visita a un paziente dalle 11.30 alle 20, senza restrizioni, ma dal 1° febbraio scatteranno le modifiche: ingresso consentito per due ore al mattino e due al pomeriggio (con fasce diverse a seconda dei reparti e una finestra più ampia per la domenica e i festivi). Uniche eccezioni per Ostetricia, Patologia intensiva neonatale e Nido (dalle 8 alle 20) e per la Pediatria (11-14 e 17.30-20).
Si torna al passato, in sostanza. Erano stati i manager del "mandato" precedente (la nuova direzione si è insediata da un anno) a scegliere la linea delle porte sempre aperte, abolendo le limitazioni d'orario in vigore fino ad allora.
Laura Chiappa era il direttore sanitario, e spiega: «Sì, avevamo deciso noi le modifiche. Non mi permetto di entrare nel merito delle scelte fatte oggi, in linea generale però posso dire che l'innovativo modello "per intensità di cure" introdotto al Sant'Anna non presenta alcuna rigidità e non comporta certo la necessità di limitare gli ingressi dei familiari. Anzi, è un sistema che mette al centro la persona e quindi, per sua natura, tutt'altro che rigido. Inoltre - continua Chiappa - la presenza di parenti e amici favorisce la ripresa del paziente e lo aiuta. Semmai, è importante fare in modo che i visitatori si comportino in modo civile e spiegare alla gente che, con l'influenza o il raffreddore, non bisogna andare a trovare un degente».
Contrari i sindacati: «Esclusi dalla decisione».

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