Sei anni senza giustizia
E fa lo sciopero della fame

Enzo Noseda aspetta, dal 2007, anno in cui venne a mancare sua madre, la sentenza su una complicata questione ereditaria che coinvolge alcuni dei suoi fratelli

COMO Il signor Enzo ha anche scritto una lettera al ministero, chiedendo di far lavorare il giudice un sabato mattina. Un paio d'ore, dice, mica tanto di più. «Lo straordinario glielo avrei corrisposto io, di tasca mia».
Proprietario di uno dei più vecchi negozi di informatica di Como, in via Carloni (lo aprì agli inizi degli anni Ottanta), Enzo Noseda è uno dei tanti italiani che vivono pericolosamente in equilibrio sul bilancino della giustizia, e che giustizia non ottengono mai. Lui aspetta, per la precisione, dal 2007, anno in cui venne a mancare sua madre. Da allora, più da spettatore che da attore, consuma i suoi giorni sperando che il tribunale civile di Como sciolga una complicata questione ereditaria che coinvolge alcuni dei suoi fratelli.
L'ultimo rinvio della sentenza risale alla scorsa primavera, quando il giudice stabilì che una nuova udienza si sarebbe svolta nel maggio del 2013, praticamente un anno dopo. Noseda ha fatto di tutto per chiedere tempi più stretti, ma ha ottenuto soltanto un anticipo al gennaio 2013, quando ormai - e sempre che in quella sede il giudice emetta la sua sentenza - saranno trascorsi sei anni dall'avvio della causa. Possibile?
Possibile eccome, spiega lui, che dallo scorso 3 luglio è in sciopero della fame, per protesta. Ha perso una decina di chili: «Bevo acqua e thé, e per il momento resisto». Apre il suo negozio tutte le sante mattina, e lavoricchia.

Leggi l'approfondimento su "La Provincia" del 26 agosto 2012

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