I giovani: no al lavoro
se non c'è il posto fisso

Il tema delle offerte di lavoro presenti in almeno dieci negozi del centro, di Como capaci di sfidare la crisi ma rifiutate dai più, ha sollevato un turbine di commenti da parte dei comaschi alle prese con l'occupazione

COMO C'è chi sostiene che «deve finire il tempo in cui i disoccupati debbano cercare solo il lavoro che vogliono», chi si scaglia contro i contratti, definiti “da fame” offerti nei negozi comaschi, chi pretende di liquidare la questione sostenendo che «in Svizzera i commessi sono pagati il doppio che in Italia».
Il tema delle offerte di lavoro presenti in almeno dieci negozi del centro, capaci di sfidare la crisi ma rifiutate dai più, ha sollevato un turbine di c
«Io mando mille curriculum al giorno, ma nessuno mi chiama», si sfoga una lettrice sul sito del nostro quotidiano, «è ingiusto pretendere che un neo assunto abbia esperienza», puntualizza un'altra, «se offrono uno stipendio di 700 euro per otto ore al giorno, devi fare 40 chilometri per arrivare e poi pagare pure due euro di posteggio, è ovvio che a stare a casa si guadagna di più», conclude un altro lettore.

Anche Paolo Ferrari, 23 anni e un titolo di educatore sociale, sottolinea «oggi chi è disposto a insegnare davvero un mestiere ai giovani? L'esperienza è già richiesta! E, oltretutto, nessuno ha il coraggio di scommettere sulle nuove generazioni, investendoci non solo a parole, ma anche tempo e denaro».

Inoltre, «dopo che ho conseguito il diploma, ho iniziato a lavorare come educatore sociale, ma solo con contratti a termine - puntualizza - nella speranza di essere riconfermato, di vincere un bando di qualche fondazione o di sostituire qualcun altro in aspettativa o in maternità. Non ho mai avuto problemi ad accettare queste occasioni, ma non posso fare il precario a vita». Una realtà ben nota ai sindacati. «Il dramma è che, ormai, risulta impossibile trovare nel commercio perfino contratti a tempo determinato o di apprendistato - spiega Massimiliano Arrighi, Fisascat Cisl  - per lo più, si tratta, invece, di contratti a progetto.
«Ma anche a partite Iva, stage retribuiti, tirocini o contratti stagionali. Nulla che consolidi il rapporto di lavoro».

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